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Kinsella: Chi mi guarda dall'alto in basso ammira le mie scarpe

La regina della chick-li al Festival di Massenzio. Con i suoi romanzi sullo shopping ha scalato le classifiche

Nicoletta Orlandi Posti
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Sono giorni che penso a cosa non chiederò a Sophie Kinsella. Perché essere Sophie Kinsella (che poi all'anagrafe sarebbe Madeleine Wickham, ma è come Little Tony, che si chiama Antonio Ciacci e vattelo a ricordare), vuol dire subire il tedioso fuoco incrociato di domande fesse sullo shopping e umane tragedie quali declino del plateau e carte smagnetizzate. Fa niente che prima e dopo I love shopping Sophie abbia scritto altri 12 romanzi. È come la Mazzamauro. Anni di teatro e prove d'attrice, ma la vedi e pensi: «La signorina Silvani». Vedi Sophie e pensi: Becky! E del resto, l'eroina Visa-bulimica partorita dall'impetuosa immaginazione della scrittrice inglese, è  protagonista di una saga infinita di romanzi monotematici: I love shopping,  mini shopping, shopping a New York, in bianco, per il baby, con mia sorella. Le mancano solo I love shopping con Melissa Satta e I love shopping tanto paga Daccò, e la saga è al completo.  Quando la vedo da lontano, seduta al tavolo del bar di un lussuoso albergo romano, penso che sono fregata. Non solo non le posso snocciolare le solite domande e neppure  chiederle «Secondo lei, De Rossi gioca meglio in difesa?» per essere certa di attraversare territori inesplorati, ma non posso neppure scrivere quelle banalità a effetto tipo «Sophie Kinsella non è come te l'aspetti». Perché la Kinsella è tale e quale alle foto che ho visto in giro e all'idea che avevo di lei. Carina, vispa, posata, ma con un'ironia pronta e una risata fragorosa che la porta spesso a chinare la testa all'indietro. Roba che se fossi un uomo, una donna che scopre il collo in quel modo, la chiuderei in casa a scrivere romanzi e me la trastullerei tra un capitolo e l'altro. Del resto, se è vero che ha cinque figli e un marito casalingo, le cose devono essere andate più o meno così. E allora rompo il ghiaccio, quel ghiaccio in cui Becky congelò la sua carta di credito per impedirsi di usarla ancora, facendo un mezzo coming out a nome della categoria di giornaliste fesse a cui appartengo fieramente, quando posso infilare la parola shopping in un articolo.  Madeleine, sei consapevole del fatto che tutte le giornaliste che si siedono di fronte a te ti scrutano con lo scanner gli abiti per farci l'incipit dell'intervista?  «Non solo lo so, ma lo spero bene! Hai presente Becky, che quando cammina per strada desidera intensamente che qualcuno la fermi e le chieda dove diavolo ha trovato quei jeans e quella giacca? Ecco, io spero sempre che i giornalisti mi chiedano del mio look!». Mai una critica su una scarpa sbagliata in tanti anni di interviste? «A dire il vero no, mai. Sono sempre tutte incredibilmente gentili con me e sarei contenta se anche tu proseguissi su questa strada». Beh, ti spunta il reggiseno bianco dalla camicetta... «Oh my God! Sei la prima che mi fa un appunto!» (ride e tira indietro il collo, che ve lo dico a fare). Potrebbe essere freudiano. Magari è arrivato il momento di una svolta letteraria sexy. Becky abbandona la compulsione per lo shopping e abbraccia quella erotica. «No, non accadrà. Ci vuole del talento per scrivere cose piccanti e io conosco bene i miei limiti. Per me less is more, il meno è più. Non mi piace chi spiattella, chi dà troppi dettagli e sembra quasi disegnare con le parole ogni singola parte del corpo. Io preferisco le allusioni velate alla descrizione grafica degli orifizi!». Hai venduto più di 20 milioni di copie. I love shopping è l'unico bestseller più famoso della Bibbia. In Italia la casta degli scrittori impegnati ti avrebbe già lapidata perché qui se vendi molto scrivendo libri leggeri sei l'Anticristo. Come ti trattano in patria? «Bene. Non esistono livelli alti e bassi di scrittura. Noi scrittori siamo tutti in fila, ci guardiamo e ci giudichiamo accomodati sullo stesso gradino. E se noto qualcuno che mi guarda dall'alto in basso, io mi convinco che stia osservando le mie scarpe». Chi è la prima persona a cui fai leggere i tuoi libri? «Mio marito. Lui ha il mio stesso senso dell'umorismo e ha una risata omerica, per cui ci siamo assestati da anni su questo metodo: lui si chiude in camera col libro e io l'aspetto fuori dalla porta, passeggiando nervosamente per il corridoio. Quando sento che ride, vuol dire che il libro funziona». E i tuoi figli? Leggono? «Oh sì, moltissimo! Quello che hanno scritto altre persone però! La scena tipica in casa è la seguente: mio figlio arriva in cucina, vede un mio libro, lo sfoglia qualche secondo e lo rimette dove lo ha trovato. Intonso». Hai 43 anni e 18 romanzi in curriculum. Sei più prolifica di Bruno Vespa (non sa chi sia ma fa nulla). T'è mai venuto uno di quei blocchi creativi da arrivare a pensare «Ora mi rimetto a scrivere di bond e fondi di investimento»? «Mai, giuro. Qualche volta capita che sia seduta davanti al computer e non sappia da che parte andare con una storia e allora esco, vado a fare shopping o, se proprio sono alle brutte, io e mio marito usciamo e ci facciamo una brocca di mojito. La creatività torna all'istante!». A proposito di economia, saprai che l'Italia sta attraversando un momento di profonda crisi. Mesi fa il nostro ministro del Lavoro Elsa Foriero, nel chiedere un sacrificio agli italiani, ha pianto copiosamente. Da donna tra l'altro esperta di economia e grande comunicatrice, cosa ne pensi? «Io piango sempre, per tutto, quindi faccio poco testo, però pur provando simpatia per il ministro, credo che avrebbe fatto meglio a mantenersi salda. Ci sono momenti difficili in cui vanno conservate integrità e dignità. Ecco, mi piace pensare che in quei momenti si resti con le spalle dritte, con un atteggiamento greve ma composto». Torniamo a Becky. Chi potrebbe essere la nostra eroina letteraria tra Victoria Beckham, Paris Hilton e Pippa Middleton? «Pippa, le altre due non sono reali! Victoria ha quattro figli, ma va in spiaggia col tacco 12, Paris è una creazione irreale, mentre con Pippa ho l'impressione che una chiacchierata potrebbe essere piacevole e divertente». E la principessa Kate quale eroina dei tuoi romanzi potrebbe essere? «Potrebbe essere Lexi di Ricordati di me, una che si sveglia una mattina sposata con un “principe”, in un palazzo meraviglioso... Ecco, anche Kate scommetto che si sveglia la mattina e pensa: “Oddio, sono una principessa, come ho fatto a finire fin qui! E domani potrei essere perfino regina!”». Come è successo a te, del resto. Da un giorno all'altro scrittrice famosa nel mondo. Spero solo che tuo marito sia più figo di William.  «Lo è. Molto più figo». Ha più capelli? «Molti più capelli. Ma meno castelli, purtroppo». In cosa è principesco tuo marito? «Per me la voce nell'uomo è fondamentale e mio marito, forse per il fatto che ha cantato tanti anni in un coro, ha una voce molto profonda bassa, che si impone. Una voce sexy». Dimmi la verità. Riesci a lavorare e ad avere una famiglia così numerosa perché quello della scrittrice è un lavoro ideale... «Hai ragione, scrivere è il lavoro perfetto. È flessibile, non devo gestire un team, ho una vita privata e quando scrivo nessuno sa dove sono, ho tempi lunghi per i progetti, posso fermarmi. Non posso immaginare di fare un altro lavoro». La tua famiglia ha una tiratura più numerosa dei tuoi libri. Dove li metti i tuoi cinque figli quando scrivi? «Li chiudo nell'armadio, poi una volta dentro se la sbrigano da soli... No, scherzo, esco di casa, ho un piccolo ufficio in cui scappo».  Il tema saldi e svendite è un argomento chiave nei tuoi libri. Cosa non è mai in svendita nella vita? Cosa paghiamo noi donne sempre a prezzo pieno? «Noi stesse. Il nostro tempo, il nostro amore, i nostri legami. Non dobbiamo mai dimenticarci di darci un valore, di trattarci come persone preziose e non svenderci mai. Non siamo mai sottocosto». Madeleine, con l'ultima domanda devo riequilibrare l'intervista sulle domande cretine. Un noto intervistatore italiano, Gigi Marzullo, chiude sempre le sue interviste così: si faccia una domanda e si dia una risposta.  (Ride). «Come ti va la vita Madeleine? Great!».  E pochi minuti dopo averla lasciata, mi accorgo che va alla grande anche a me. Al momento di salutarla ho messo per sbaglio nella borsa i suoi occhiali da sole Fendi. Gli occhiali di Becky. Ho già pronto il mio futuro best seller: I love scipping. di Selvaggia Lucarelli

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