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Addio a Nicolini, l'assessore che inventò l'Estate romana

Malato da un anno non ha superato l'ultima crisi. Lunedì la camera ardente in Campidoglio

Nicoletta Orlandi Posti
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    Architetto, intellettuale e professore scapigliato, Nicolini, celebre anche per aver dato vita all'Estate romana, era gravemente malato da circa un anno. Nato a Roma l'1 marzo del 1942 a partire dal 1983, per tre legislature, fu deputato al Parlamento italiano, eletto nel 1983 e nel 1987 nelle file del Partito Comunista italiano e nel 1992 come esponente del Partito Democratico della Sinistra. La sua lunga stagione alla guida dell'assessorato comunale alle politiche culturali lo ha visto protagonista con ben tre sindaci di Roma, Giulio Carlo Argan, Luigi Petroselli e Ugo Vetere, in  altrettante 'giunte rosse' come allora si definivano le alleanze nei Comuni formate da Pci, Psi, Psdi e Pri.  Alle elezioni comunali del 1993 si candidò come sindaco di Roma per la coalizione formata dal Prc e dalla lista 'Liberare Roma', ma si fermò a quota 8% nei consensi elettorali, stretto nella morsa tra Francesco Rutelli che poi sarà eletto primo cittadino e il suo principale oppositore Gianfranco Fini 'sdoganato' da Berlusconi. Nel 1994 concluse la sua esperienza parlamentare. In tale periodo iniziò inoltre a pubblicare opere teatrali. Dal 1988 fino al 1996 fu vicepresidente della Fondazione "Festival dei Due Mondi" di Spoleto. Dal 1996 al 2000 commissario del Teatro Stabile de L'Aquila.  Fu una vera e propria macchina culturale quella messa in campo da Nicolini con l'Estate Romana che, fra osanna e critiche, ebbe indubbiamente il merito di far riappropriare delle strade e delle piazze i cittadini, in una fase caratterizzata dalla forte minaccia terroristica. Ecco allora le proposte di maratone cinematografiche, spettacoli notturni,   recite fra monumenti e aree archeologiche, funamboli di strada, fuochi d'artificio e tutto quanto fa spettacolo. Obiettivo: rriportare i romani per le strade nelle lunghe notti estive, dopo il buio degli anni di piombo. L'intuizione era destinata a fare scuola: riportando la vita nelle strade, ricreando il tessuto sociale di una città, si sarebbe arginata anche la violenza dilagante e l'emarginazione delle periferie.  Una rivoluzione, certamente, considerato che rassegne cinematografiche e teatrali, letture pubbliche di poesie, erano considerate forme di intrattenimento ad appannaggio della media e alta borghesia. Nel progetto di Nicolini, con un mix di musica popolare e avanguardia, teatro di strada e balletto, maratone di film popolari e d'autore (celebre la serata con la proiezione su tre schermi affiancati del Napoleon di Abel Gance), si giocava sulla contaminazione tra cultura 'alta' e cultura 'bassa'. Una contaminazione di generi che portò al formarsi di platee composte da studenti e operai, da residenti del centro storico e delle borgate. E' la cultura detta dell'Effimero che si accende con le immagini di Senso, film di Luchino Visconti, proiettate sul grande schermo della Basilica di Massenzio che da quel 25 agosto 1977 sarebbe diventata il tempio dell'Estate Romana e della cultura nella Capitale. L'ultima battaglia di Nicolini è stata per il Centro Sperimentale di Cinematografia, per la Cineteca Nazionale e per la Discoteca di Stato "minacciate", come ha scritto sul suo profilo Facebook il 28 luglio scorso, "dalle cieche forbici di Bondi e Monti". La camera ardente sarà allestita nella sala della Protomoteca del Campidoglio e dalle ore 9 di lunedì sarà possibile rendergli l'ultimo saluto.     

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