Grillo fa il gufo con Montie Napolitano: "I senatori a vitanon muoiono mai"
Beppe cambia bersaglio e se la prende con i nominati: "Una pratica feudale. E vivono troppo a lungo". E intanto il "Fatto" si scaglia contro i "vecchi strapagati"
Altro giro, altro insulto, altro regalo. Beppe Grillo non torna sulla stuccosa querelle con Pierluigi Bersani (il triste scambio di insulti a suon di "fascista" e "piduista"), e una volta imbracciato il mitra apre il fuoco contro un altro bersaglio: i senatori a vita. E dunque, di riflesso, apre il fuoco contro il premier Mario Monti, nonchè contro il Capo dello Stato (e, de facto, del governo), Giorgio Napolitano. "I senatori a vita non muoiono mai, o almeno muoiono molto più tardi", bercia Grillo, che poi rincara: "In Senato pochi voti possono determinare l'esito di un voto di fiducia o l'approvazione di una legge non costituzionale. E' già successo. I senatori a vita possono risultare decisivi. E' già successo". Meglio, dunque, se morissero presto, così non darebbero scocciature: questo il succo del Grillo-pensiero, che "gufa" contro Monti e Napolitano. E in parallelo, il Fatto Quotidiano, il giornale del Marco Travaglio che ama inginocchiarsi al cospetto del comico, nella sua edizione online partecipava al "dagli al vecchio". L'apertura del sito recitava: "I falliti e i perduti: generazioni contro / Ai giovani il conto della gerontocrazia". Quindi la lista della "classe di inamovibili, strapagati" a cui i giovani di oggi dovrebbero presentare il conto. Un sincronismo quasi perfetto, quello sfoggiato da Grillo e dal Fatto. Promozioni feudali - "La composizione del Parlamento, in teoria, dovrebbe essere decisa solo dal popolo sovrano. Non è così". Così continua Grillo nell'esposizione della sua tesi. Poi aggiunge: "L'istituto delle nomine del senatore a vita sfugge a qualunque controllo democratico. E' una promozione di carattere feudale, baronale, come ai tempi dei valvassini e dei valvassori. Per diritto divino. Il Presidente in carica può influenzare senza rendere conto a nessuno la legislatura successiva alla sua presidenza nominando chi gli aggrada". Quindi il dito puntato contro Napolitano, che "può nominare nuovi senatori a vita. Altri quattro per la precisione, oggi sono cinque. Il numero massimo di cinque senatori a vita presenti in Senato oppure cinque nominati da ogni presidente della Repubblica è controverso. Dal dopoguerra ognuno ha fatto un pò come gli pareva". La lista - Il giullare ligure nell'analizzare a modo sua l'attuale composizione della 'squadra' di senatori a vita sfoggia tutta la propensione alla sottile arma dell'insulto: "Dopo la nomina di Rigor Montis per meriti sconosciuti e immunità parlamentare acquisita, sono in pole position secondo indiscrezioni, Eugenio Scalfari (quello delle trattative), Boss(ol)i (quello che il Tricolore 'ci si puliva il culo'), Gianni Letta (il badante ventennale del piduista, tessera 1816, Berlusconi), Emanuele Macaluso (quello della corrente 'migliorista' di Napolitano) e Margherita Hack (l'unica degna di menzione)". Giovinotti - Invece "i cinque senatori a vita attuali, a parte Rigor Montis, sono il prescritto Andreotti (93 anni), Emilio Colombo (92 anni), Carlo Azeglio Ciampi (in qualità di ex presidente della Repubblica, 92 anni), Rita Levi Montalcini (103 anni). Nella prossima legislatura saranno raggiunti da Napolitano che in confronto a loro - prosegue - è un giovanotto (87 anni). Nella rosa dei nuovi senatori a vita i due più accreditati sono Macaluso e Scalfari, entrambi ottantottenni". "Il senatore a vita è tale - scrive ancora il comico a 5 stelle - per aver 'illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario'. E' il ritratto di Andreotti! Se si vuole onorare chi ha 'illustrato la Patria' si possono assegnare onorificenze, anche altissime, ma la vita democratica della Nazione deve essere decisa unicamente dagli elettori con il loro voto che vale uno esattamente come quello di Napolitano o di ogni altro presidente della Repubblica che lo ha preceduto".