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Fini vuole prendersi la Raie insulta Schifani e il Pdl

Il futurista: "Chiarire sostituzione di Amato". Gli azzurri rispondono: "Da te non accettiamo nessuna lezione"

Andrea Tempestini
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E' caos in Rai, con le nomine del Cda che saltano ancora. A tener banco è la vicenda dell'ormai ex senatore Pdl, Paolo Amato, cacciato dal partito e sostituito in Commissione di vigilanza per aver reso nota la sua intenzione di voto per il Cda. La vicenda ha innescato un terremoto istituzionale. Su richiesta di Gasparri e Quagliariello il presidente del Senato, Renato Schifani, ha sostituito Amato con Viespoli in Commissione, spiegando che si tratta di un "ricalcolo" sollecitato tempo fa dallo stesso senatore di Coesione nazionale. Ma Gianfranco Fini non crede alla spiegazione offerta da Schifani, e dopo aver indossato le vesti di presidente della Camera si produce in un violento attacco all'omologo a Palazzo Madama: "Schifani ha ravvisato l'urgenza di intervenire solo oggi perché era chiaro che la libertà di voto del senatore Amato avrebbe determinato un esito della votazione non gradito al Pdl? Se così fosse, saremmo in presenza di un fatto senza precedenti e di inaudita gravità politica. Ora schifani chiarisca", ha intimato Fini in una nota. Dopo la raffica di dichiarazioni, durissime, degli azzurri contro Fini, la presidenza della Camera ha replicato con un nuovo insulto: "Le isteriche reazioni del Pdl dimostrano che i sospetti sono fondati".   La replica di Schifani e alfano - Subito è arrivata la risposta di Schifani a Fini: "Da parte del Presidente del Senato c'è totale serenità e tranquillità perchè non ha fatto altro che far rispettare le regole, impedendo che la Commissione di Vigilanza compisse atti viziati da illegittimità". Quindi il duro commento del segretario del Pdl, Angelino Alfano: "Il Presidente del Senato - come sempre - ha svolto il suo ruolo in modo esemplare, garantendo la regolarità assoluta negli atti della Commissione Vigilanza Rai e impedendo che uno squilibrio tra le forze politiche in Commissione, denunciato più volte in Aula, ne inficiasse la valenza". E ancora: ""Il presidente Schifani dovrebbe essere preso da esempio proprio dal Presidente della Camera, Gianfranco Fini, che oggi lo critica" e da cui "non accettiamo alcuna critica". Il Pdl non vota - Nel bel mezzo di una giornata convulsa, poco dopo le 13, il Pdl ha annunciato che non avrebbe partecipato alla seduta prevista per la votazione dei sette consiglieri di competenza parlamentare. La decisione è maturata dopo la dichiarazione rilasciata in mattinata dal senatore Paolo Amato, che aveva idee ben diverse da quelle del suo partito: "Mi assumo apertamente, come è mio costume, la responsabilità di questa scelta, che è in linea con le mie convinzioni e con gli interessi generali della Rai, la quale ha bisogno di amministratori disinteressati, autonomi e capaci. Detto questo, tengo anche a precisare che nelle votazioni di ieri ho invece seguito le indicazioni del mio gruppo". Fuori dal Pdl - Durissime le reazioni nel Pdl dopo la presa di posizione di amato, sintetizzate in una nota firmata da Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del Pdl al Senato: "In un colloquio successivo alla sua sorprendente dichiarazione ad un'agenzia, il senatore Amato ci ha comunicato la sua volontà di dimettersi dal gruppo del Pdl. La sua sostituzione negli organismi nei quali rappresenta il Popolo della Libertà, ivi compresa la commissione Vigilanza Rai, comporta dei tempi tecnici ai quali per quel che è di nostra competenza adempiremo il più rapidamente possibile, ma che ci impediscono oggi di garantire lo svolgimento della votazione per il rinnovo del cda". Terzo rinvio - La decisione di non votare da parte del Pdl ha determinato il terzo rinvio della votazione per eleggere i sette membri del Cda di Viale Mazzini, un'operazione di competenza della Commissione di Vigilanza Rai. Il voto, dopo lo slittamento di martedì, è stato rimandato per mancnaza del numero legale. Il voto è ora atteso per giovedì 5 luglio, e se necessario si proseguirà a oltranza perché, ha spiegato il presidente della Commissione, Sergio Zavoli, "la situazione è sul punto di diventare gravemente pregiudizievole per la difesa dei compiti e dei valori del servizio pubblico, cui il Parlamento assegna un compito cruciale per la nazione".  

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