Berlusconi e la rivoluzione del Pdl:Alfano affiancato da un direttorio
Il Cav tenta la carta delle riforme per far uscire il partito dall'angolo e mettere spalle al muro Bersani e Casini: sul tavolo semipresidenzialismo e doppio turno alla francese
Semipresidenzialismo e doppio turno alla francese. Un patto per le riforme per sbloccare il paese dall'impasse e renderlo governabile. Un manifesto per l'Italia, per avviare una vera fase costituente che potrebbe trasformarsi in una 'coalizione delle riforme'. E' l'asso nella manica che Silvio Berlusconi e Angelino Alfano si sono giocati oggi davanti alle telecamere e ai giornalisti al Senato. Ma accanto al patto costituente e al presidenzialismo (con tanto di gaffe di Alfano), la preoccupazione di Cavaliere e segretario è quella di attuare una mini rivoluzione nel Pdl. Una nuova squadra di cinque persone che andrebbe ad affiancare l'ex ministro della Giustizia e lavorare con i triumviri La Russa, Verdini e Bondi. Tutto liscio, dunque? No, perché ai suoi Berlusconi avrebbe fatto un paragone calcistico significativo: "Mi manca un Ibra", un fuoriclasse cioè in grado di catalizzare i voti e trascinare la truppa. Come dire, va bene la linea giovane ma forse meglio qualche senatore di peso. E i giovani, specie quelli di #formattiamoilpdl che si riuniranno sabato a Pavia, sono in subbuglio. Il partito se lo vogliono prendere loro, senza concessioni dall'alto né chiedere il permesso. Il Pdl non si scioglie - Sul destino del partito Berlusconi lascia aperte molte porte. "Il Pdl è saldo, è compatto. Non si scioglie e io stesso resterò in campo come presidente del partito", ha precisato il Cav nella conferenza stampa di Palazzo Madama aggiungendo che i sondaggi quotano il partito "sopra il 20%" e l'ultimo, di ieri, lo accredita del 23,6 per cento. Ma c'è anche un'altra opzione. Scioglierlo per confluire nella nuova creatura, la federazione dei moderati con l'Udc. "Francamente non mi pare che le cose vadano in questa direzione, perché c'è molto amore nell'area dei moderati e riformatori per la propria storia e identità del partito. Ma se da parte di altri ci fosse una posizione in tal senso, ci adegueremmo. Magari si potesse fare...". Anche perché, chiarisce Alfano, "non risulta alcun veto di natura personale nei confronti di Berlusconi da parte di Pier Ferdinando Casini e Luca Cordero di Montezemolo. Rivoluzione azzurra - Si vedrà a stretto giro di posta. Nel frattempo, largo a Berlusconi. Archiviate le ipotesi di azzeramento dei vertici e di spacchettamento del partito, smentita la volontà di dar vita a una grande lista nazionale per ridurre il Pdl a una bad company, tranquillizzato il segretario sul prosieguo del suo ruolo, Berlusconi rivoluzionerà gli stessi vertici del Pdl: accanto ai tre coordinatori, i piani alti di via dell'Umiltà avranno nuovi inquilini, una sorta di direttorio a cinque che lavorerà a stretto gomito con il segretario: Lupi, Gelmini, Fitto, Frattini e Meloni. Cosa cambia nel Pdl - Nei progetti c'è quello di affidare ai triumviri un ruolo più organizzativo della macchina del partito, mentre i 'quarantenni' si occuperebbero di tematiche specifiche legate alle competenze di ciascuno. I nomi che circolano sono quelli di Maurizio Lupi, a cui sarebbe affidato il compito di supervisionare i lavori parlamentari e mantenere e rinsaldare i contatti con l'area cattolica del Paese; Mariastella Gelmini dovrebbe invece diventare la 'donna del territorio'; Franco Frattini avrebbe l'incarico di lavorare sul Ppe e sul collegamento con il progetto della casa dei moderati italiani e seguire gli affari esteri; Raffaele Fitto si occuperà di federalismo e regioni. Infine, anche per controbilanciare il 'peso' degli ex azzurri, Giorgia Meloni, a cui va la delega ai giovani. Ma il suo nome, spiegano fonti pidielline, ha anche un altro obiettivo: si punta a potenziare il suo ruolo in vista di una sua possibile candidatura al Campidoglio, facendo la staffetta con Gianni Alemanno che, a quel punto, andrebbe a ricoprire l'incarico al partito affidato all'ex ministro della Gioventù. Questo, riferiscono fonti ben informate, il piano allo studio del Cavaliere e di Alfano. Un modo per iniziare quel rinnovamento della classe dirigente invocato dalla base ma anche per dare un segnale al partito, preoccupato e deluso dall'immobilismo, è la critica mossa ai vertici del Pdl, e dalla mancanza di una strategia chiara. Alla nuova squadra sia il Cavaliere che Alfano stanno ragionando da tempo: il percorso è stato tortuoso, viene spiegato, perchè all'inizio si era pensato di trasformare il triumvirato in un quadrumvirato. Ipotesi giudicata poi insufficiente. Il direttorio, o segreteria, avrà quindi il compito di agevolare i tempi decisionali (l'ufficio di presidenza è troppo numeroso e pletorico). Ma risponde anche alla richiesta, arrivata da molti dirigenti del Pdl, di allargare la fase delle decisioni, ritenuta invece finora appannaggio di "pochi eletti".