Il sogno della Fornero:"Licenziare gli statali"
Il ministro: "Spero che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i privati accada nel pubblico"
Mai toccare il tema del licenziamento nella Pubblica amministrazione. Pena: polemiche infinite. Lo ha capito, se già non l'aveva fatto, il ministro del Welfare Elsa Fornero che oggi pomeriggio ha detto di sognare la riforma nel settore pubblico. Apriti cielo. Il collega della Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi l'ha subito stoppata. E i sindacati si sono schierati sul piede di guerra. Considerando il clima pre-elettorale incombente, non occorrerà attendere molto perché anche i partiti alzino le barricate. Il sogno di Elsa - "Quello dei dipendenti pubblici non è un mercato perché le regole sono diverse, ma auspico che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati relativamente alla possibilità di licenziare sia inserito nella delega al ddl anche per i dipendenti pubblici". Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ritorna con prepotenza nel dibattito sulla riforma e auspica uno scenario in cui anche gli statali siano licenziabili. La risposta della Fornero è arrivata a uno studente della sua facoltà di Economia, dove stava illustrando la riforma del Lavoro. E per quel che concerne la possibilità di licenziare gli statali, il provvedimento sarebbe già allo studio: "Patroni Griffi (il ministro della Pubblica Amministrazione, ndr) - ha aggiunto la Fornero - ha questa delega, siamo in contatto, stiamo lavorando insieme. Non vogliamo ci siano difformità di trattamento con il privato, non è possibile che diciamo certe cose sul settore privato e poi non le applichiamo al pubblico". Le repliche - "Il tema dei licenziamenti degli statali è già previsto nel testo predisposto per la legge delega. A questo punto ritengo sia opportuno approfondire alcuni aspetti tecnici in Consiglio dei ministri", è la secca replica del ministro per la Pubblica amministrazione Patroni Griffi. Come dire: parliamone, ma non decide solo la Fornero. "Non si capisce proprio questo furore ideologico del ministro del Lavoro sul tema della licenziabilità dei pubblici dipendenti”, va giù duro il segretario generale delal Cisl Raffaele Bonanni. "Le norme contrattuali che regolano i licenziamenti nel settore pubblico - continua il sindacalista - sono molto rigide e dettagliate. Non abbiamo bisogno di interpretazioni 'personali' per quanto autorevoli. Non serve a nessuno alzare questi polveroni mediatici solo per soddisfare le esigenze di chi vuole fomentare strumentalmente divisioni tra lavoratori pubblici e privati. Il Governo ed il ministro del Lavoro - conclude - si concentrino sulle misure per creare lavoro, ristrutturare il pubblico impiego e risolvere il problema degli esodati, piuttosto che alimentare campagne contro i lavoratori pubblici". Più aperto al dialogo Paolo Pirani, segretario confederale della Uil: "E' giusto quel che dice la Fornero a proposito dell'equiparazione tra pubblico e privato, ma questo ragionamento deve essere applicato, innanzitutto, in riferimento ai rinnovi contrattuali". Sull'articolo 18 - Il ministro Fornero è tornato anche sulla battaglia sull'articolo 18, che "non è stato cambiato per ragioni ideologiche. C'era un'esigenza di ammodernamento dei conflitti tra datore di lavoro e i lavoratori. Dietro tante discussioni che si fanno - ha proseguito -, e se fossi giudice sarei offeso, c'è una sostanziale sfiducia da parte di tutti nel fatto che i giudici sappiano fare il loro mestiere, come se agiscano per partito preso e non siano in grado di fare il loro lavoro". Secondo il ministro "troppe protezioni fanno male al Paese e soprattutto fanno male a chi non le ha". E ancora: "Con la modifica dell'articolo 18 abbiamo tolto qualche protezione, è vero, reso un po' più semplici certi tipi di licenziamento perché pensiamo si debba permettere alle imprese, in determinate condizioni economiche, di avere la possibilità di fare aggiustamenti sui margini. Ma - ha concluso - la modifica dell'articolo 18 non è libertò di licenziamento".