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"Zingaropoli" non si può direCondannati Pdl e Lega Nord

I partiti nel mirino delle toghe per lo slogan usato contro Pisapia, il sindaco che ha aperto ai "fratelli immigrati"

Andrea Tempestini
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"Zingaropoli" non si può dire. Men che meno in campagna elettorale, anche se il sindaco promette di abbracciare tutti i "fratelli immigrati". Il riferimento è a Milano e all'accesa contesa dello scorso maggio e giugno, quando Giuliano Pisapia e Letizia Moratti si sfidarono per la poltrona di primo cittadino. La spunto il primò. Nelle settimane precedenti il voto, Pdl e Lega Nord parlavano del pericolo "zingaropoli" per opporsi alla candidatura dell'avvocato arancione. Un manifesto del Carroccio riportava proprio la sritta "Zingaropoli". Così, il Tribunale civile di Milano ha condannato i partiti di centrodestra dichiarando il carattere "discriminatorio" dell'espressione. Rimborso delle spese - Il ricorso era stato presentato dal Naga, Associazione Volontaria di assistenza Socio Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti nei confronti di Lega e Pdl: nel mirino i manifesti e le dichiarazioni dei leader dei partiti, Silvio Berlusconi e Umberto Bossi. Ora i due partiti dovranno rimborsare le spese di giudizio ed entro trenta giorni la sentenza dovrà essere pubblicata sul Corriere della Sera. Secondo quanto scritto dal giudice, Orietta Micciché, "emerge con chiarezza la valenza gravemente offensiva e umiliante di tale espressione che ha l'effetto non solo di violare la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima intimidatorio e ostile nei loro confronti".

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