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Stato-Mafia, Consulta: ok al ricorso del Quirinale

E' stato ammesso il conflitto di attribuzione sollevato da Napolitano sulle intercettazioni che coinvolgono il Capo dello Stato nella presunta trattativa

Andrea Tempestini
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I giudici costituzionali, riuniti in  camera di consiglio a palazzo della Consulta hanno dichiarato ammissibile il conflitto d'attribuzione fra poteri dello Stato sollevato dal Quirinale nei confronti della procura  di Palermo, legato alle telefonate intercettate dell'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il pm-spettacolo, Antonio Ingroia, sostituto procuratore nel capoluogo campano, anche se la decisione era attesa, deve ingoiare un boccone molto amaro. L'iter - I giudici si erano riuniti nella mattinata di mercoledì 19 settembre a palazzo della Consulta e dopo una pausa a metà giornata erano tornati a chiudersi in camera di consiglio nel pomeriggio. Il presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta aveva incaricato come relatori i giudici Gaetano Silvestri e Giuseppe Frigo, entrambi di nomina parlamentare, eletti rispettivamente nel 2005 su indicazione del centrosinistra e nel 2008 su indicazione del   centrodestra. Dopo la dichiarazione dell'ammissibilità del conflitto d'attribuzione tra poteri dello Stato, nel caso specifico fra il Quirinale e la procura di Palermo, la Corte Costituzionale dovrà ora entrare nel merito della questione, presumibilmente non prima di un paio di mesi.

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