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Il bombarolo voleva uccidere la nuora dell'uomo che lo aveva truffato

Giovanni Vantaggiato

La ragazza frequentava l'istituto Morvillo- Falcone insieme a Vanessa. Almeno un complice ha aiutato Vantaggiato a mettere la bomba

Nicoletta Orlandi Posti
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Un nuovo elemento emerge dalle indagini di Brindisi per spiegare la scelta dell'obiettivo da parte dell'attentatore: la scuola Morvillo-Falcone era frequentata dalla fidanzata del figlio di Cosimo Parato, l'uomo che avrebbe truffato Giovanni Vantaggiato.  Il gip intanto conferma l'ipotesi della procura di Brindisi: almeno un complice ha aiutato Vantaggiato per far esplodere la bomba che il 19 maggio scorso provocò la morte di Melissa Bassi e il ferimento di altre 5 ragazze.  A indicare la presenza di uno o più persone nell'organizzazione dell'esplosione è stato, scrive il gip del Tribunale di Lecce, Ines Casciaro, nell'ordinanza di custodia cautelare, lo stesso indagato durante gli interrogatori.   "Vantaggiato nella narrazione - si legge nell'ordinanza di convalida del fermo - ha utilizzato il plurale tutte le volte che si è trovato a passare da un argomento all'altro, potendo concentrarsi di meno sulle risposte, ha implicitamente ammesso la presenza di almeno un altro complice". Peraltro, nell'interrogatorio del pm, Vantaggiato avrebbe utilizzato il plurale in molte più occasioni "confermando così che, nonostante la volontà di negare la presenza di complici, non puo aver agito da solo". Una conferma indiretta della presenza di un complice, sempre secondo il Gip di Lecce, viene dal testimone che indicava la notte del 19 maggio alle ore 1,30, nei pressi del chiosco dove c'erano le telecamere da cui è stato ricavato il famoso video, "un uomo che spingeva un bidone della spazzatura munito di ruote, e che andava in direzione della scuola". La persona in questione, stando sempre alla testimonianza, era ben più alta di Vantaggiato. Una descrizione non corrispondente al 68enne di Copertino. Secondo il gip, quindi, "nella fase attuale delle indagini non si può escludere la partecipazione di terze persone". Il magistrato accoglie poi la tesi del pubblico ministero sull'effetto terroristico che l'attentato voleva ottenere. E' evidente che si è arrecato "un grave danno al Paese, poichè si è diffuso il terrore nelle scuole, sono state incentivate le misure a salvaguardia dei magistrati, sono stati incrementati i servizi di vigilanza presso gli obiettivi sensibili". Nell'ordinanza si fa anche riferimento alla convenzione di New York del 1999, secondo la quale terroristico è ogni atto "destinato a cagionare la morte o lesioni personali gravi ad un civile o qualsiasi altra persona che non partecipi direttamente alle ostilità nel corso di un conflitto armato, quando lo scopo di tale atto sia di intimidire la popolazione".   "Voleva effettuare un gesto dimostrativo nei confronti del mondo intero", così il gip spiega quanto sinora emerso dalle indagini. In particolare Giovanni Vantaggiato si è detto  vittima di truffe che lo hanno messo in ginocchio economicamente. Il 68enne di Copertino ha anche affermato di ritenere che "le istituzioni dovrebbero riporre maggiore attenzione nei confronti delle vittime dei delitti di truffa". L'attentato quindi sarebbe stato ideato e realizzato "proprio per attirare l'attenzione delle istituzioni e del legislatore"  ed era finalizzato ad esprimere la sua rabbia ma anche a sottolineare l'esigenza di trovare tutele a che subisce ingenti danni.   Gli indizi, precisa ancora il gip, "sembrano essere gravi, precisi e concordanti, nonchè confermati dal suo interrogatorio nel corso del quale ha descritto con dovizia di particolari le modalità con le quali ha confezionato l'ordigno esplosivo, procurandosi telecomandi e materiale esplodente nel corso di numerosi mesi".   In particolare l'uomo avrebbe iniziato a programmare l'attentato "fin da prima di Natale". L'attentato non è stato compiuto di notte "perchè voleva ottenere esattamente l'effetto ottenuto". E questo secondo il gip dimostra che "la volontà era esattamente quella di fare un gesto dimostrativo eclatante, finalizzato ad uccidere".  Gli investigatori che indagano sull'attentato di Brindisi hanno inoltre trovato tre bombole con innesco in una stradina di campagna a Leverano (Lecce). Sarebbe la stessa stradina indicata dal presunto autore e reo confesso dell'attentato, Giovanni Vantaggiato, nel quale egli avrebbe fatto le prove dell'esplosione. A quanto si sa è stato lo stesso Vantaggiato a rivelare agli investigatori il luogo dove aveva lasciato le tre bombole ritrovate questa mattina. Non è però dato di sapere se il nuovo ordigno doveva servire per una nuova strage oppure se lo aveva preparato di riserva nel caso l'altro non avesse funzionato.    

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