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Provenzano trattò il suo arrestoVoleva due milioni di euro dallo Stato

L'accordo raccontato dall'intermediario a Servizio Pubblico saltò nel 2006 perché i soldi servirono per liberare i nostri soldati in Iraq

Nicoletta Orlandi Posti
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Tre incontri per trattare una resa. E oltre due milioni di euro per costituirsi. Queste le richieste che   Bernardo Provenzano, tramite un “messaggero”, avrebbe fatto arrivare alla Direzione nazionale antimafia. A raccontare per primo questa storia era stato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, durante un'audizione al Consiglio superiore della magistratura. A confermarlo - in una lunga intervista in onda domani sera a Servizio Pubblico - è proprio il misterioso 'intermediario', quell'uomo che intavolò, tra il 2003 e il 2005, per conto del Capo dei Capi, la trattativa per la sua resa dopo quarant'anni di   latitanza. "Provenzano doveva essere preso prima di quell'11 aprile del 2006: in cambio, la richiesta era più di due milioni di euro. L'accordo c'era. A un certo punto, però, qualcosa saltò. Mi dissero   che i soldi per questa operazione c'erano, poi che erano stati deviati  da un'altra parte, perchè c'era la necessità di salvare quattro   persone: quei soldi furono dati per liberare in Iraq gli ostaggi Cupertino, Stefio, Agliana e Quattrocchi".

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