Terremoto, la ricostruzionedovremo pagarcela da soli
"Lo Stato non paga per le ristrutturazioni in caso di calamità naturali": lo prevede un decreto in vigore da 4 giorni
La tragedia del terremoto in Emila Romagna, per Mario Monti, può diventare una buona occasione per aumentare le tasse. Rispunta infatti il cosiddetto balzello sulle disgrazie, ossia l'ennesimo rincaro della benzina per finanziare la ricostruzione. E inoltre, con i tagli voluti dal governo tecnico, potrebbe toccare alle vittime pagare i danni per il crollo di imprese e abitazioni: lo Stato non se ne fa più carico. Riforma della Protezione Civile - Da quattro giorni è stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il testo che prevede che le ristrutturazioni dei fabbricati colpiti da calamità naturali non saranno più a carico dello Stato. A dover far fronte alle spese sarà il privato: dovrà pagare i danni stipulando polizze assicurative che comprendono anche il risarcimento delle disgrazie, come previsto dal nuovo decreto legge di riforma della Protezione Civile in vigore dal 17 maggio. Il regime transitorio - In buona sostanza lo Stato non ha più il dovere di aiutare i suoi cittadini in caso di catastrofi naturali. Ma gli abitanti delle province colpite dal sisma che si è abbattuto sull'Emila Romagna, potrebbero sfangarla: il decreto prevede infatti "un regime transitorio anche a fini sperimentali" e la necessità di emanare un regolamento entro 90 giorni dalla pubblicazione del testo, con agevolazioni fiscali per chi si assicura contro le calamità. Il terremoto che ha colpito il Nord, però, riapre la polemica proprio perché arrivato in coincidenza con la nuova norma che penalizza le vittime degli eventi imprevedibili. Aumenti sul carburante - E una seconda brutta notizia potrebbe arrivare dal fronte fiscale. Le Regioni investite da una calamità hanno infatti la facoltà di aumentare il prezzo del carburante a livello locale fino a cinque centesimi al litro. Per ora il presidente della Regione, Vasco Errani, ha rimandato le decisioni: "Aspettiamo la fine del periodo di emergenza", che dura cento giorni. "Durante questo periodo - ha aggiunto Errani - tutte le spese sono a carico dello Stato. Alla fine di questi giorni vedremo il da farsi". Tassa sulla disgrazia - E come possibile alternativa alla "tassa sulla disgrazia", lo Stato può introdurre un medesimo balzello a livello nazionale: un obbligo per rifinanziare il fondo nazionale delle calamità dello Stato. Peccato però che il prezzo della benzina, come è noto, comprenda già una serie infinta di balzelli presenti a livello teorico per finanziare opere di ricostruzione completate da tempo: dall'alluvione di Firenze, al Vajont e fino al Belice). Una soluzione più corretta ed equilibrata sarebbe quella di cambiare la destinazione d'uso delle imposte introdotte per altre tragedie, ma dal governo delle tasse è difficile attendersi una riduzione del carico fiscale.