L'avvocato scarica Equitalia"Basta non ti difendo più"
Il legale Gennaro De Falco, conosceva l'agente immobiliare che si è tolto la vita, non difenderà più l'Agenzia delle Entrate
Si chiama De Falco l'ultimo eroe nazionale. Gennaro De Falco. Proprio come quel Gregorio divenuto simbolo della tragedia della Costa Concordia, l'ufficiale del «vada a bordo, cazzo!» gridato a capitan Schettino. Gennaro De Falco è un avvocato napoletano di 55 anni, e per un anno e mezzo ha lavorato per Equitalia, l'iceberg che sta mandando a picco l'Italia e gli italiani. Dopo il suicidio di Diego Peduto, l'agente immobiliare partenopeo strozzato dalle cartelle esattoriali, De Falco ha deciso di fare un passo indietro e abbandonare l'agenzia. Rimorso «Conoscevo Peduto», scrive in una lettera spedita a Il Mattino. «L'ho incontrato per la prima volta nel 1995, quando gli diedi incarico di vendere la mia casa. Aveva figli della stessa età dei miei e la sua agenzia era nel mio quartiere, vicino al mio studio. Insomma le nostre vite scorrevano quasi parallele». Fino a quando Equitalia non irrompe nel tran tran dell'agente immobiliare di cinquantenne, che non regge alla pressione e sceglie di farla finita. De Falco si sente in parte responsabile: «Non difenderò più Equitalia. E rinuncerò al mio onorario, maturato per le cause sostenute finora. Sto pensando di devolvere alla famiglia di Diego la quota dei miei onorari quando mi verranno corrisposti. Si tratta di pochissimi soldi, non immaginate che siano cifre folli, ma è un gesto simbolico importante». L'avvocato si sente in qualche modo «corresponsabile» di quanto accaduto all'imprenditore e per questo non vuole saperne più niente di Equitalia, tasse, cartelle, esazioni. «In queste condizioni non mi sento di andare avanti, in Italia in questi anni si è messo in moto un meccanismo diabolico che sta distruggendo famiglie, persone ed imprese. Non so se questa mia decisione servirà a qualcosa ma almeno alleggerirà la mia coscienza, forse aiuterà a restituire un minimo di dignità agli avvocati e a far riflettere tutti sulla sostenibilità sociale ed etica della gestione di questa crisi». Telefono rovente Da quando ha deciso di scoperchiare il vaso di Pandora, il telefono di De Falco non ha smesso di suonare per un istante. Decine di telefonate da parte di giornali, radio, ma soprattutto tante persone disperate che gli raccontano la propria storia. «Ho appena finito di parlare con una signora torinese in lacrime», racconta a Libero dal suo studio di Napoli. «Dice che le toglieranno la casa e non sa dove andare. Sono stupefatto, non credevo di sollevare un tale polverone. In queste ore ho avuto conferma di due cose: che i politici non hanno il polso della società, del Paese reale; e che c'è una quantità incredibile di persone che prova odio puro per Equitalia e per lo Stato. I cittadini lo considerano alla stregua di una forza d'occupazione». Paese assediato Un Paese sotto assedio diviso da mille contraddizioni, ma unito dai debiti. E dal rancore per Equitalia. «Il disprezzo per Equitalia è comprensibile perché l'agenzia è in prima linea, ma in fondo è solo il collettore finale. Non fa altro che riscuotere cartelle che altri gli chiedono di incassare». Per gli italiani, però, il mostro succhiasangue è l'agenzia. I tanti “suicidi da crisi” di quest'anno sono tutti riconducibili all'arrivo di una cartella esattoriale. «So bene cosa accade: mani sudate, stress, agitazione. La gente è terrorizzata». Sfiducia in Supermario De Falco racconta che da tre anni la situazione è drammatica, ma l'arrivo di Monti sembra aver dato il colpo di grazia. «La prima impressione sul nuovo premier era stata molto positiva», racconta, «ma la seconda è che non sappia cosa fare. Non si può risolvere tutto con le tasse, basta con le scelte impopolari, occorrono quelle popolari. Siamo sull'orlo del baratro». Per l'avvocato tensioni profonde sono alle porte e, anzi, non si spiega come mai non sia ancora esplosa la rivolta. «Il Paese sta morendo, si sta prosciugando. A soffrire di più, paradossalmente, è il profondo Nord. Qui, al Sud, di fabbriche e imprese da chiudere ce ne sono poche. Siamo abituati alla crisi da sempre. Gli unici che resistono sono le aziende farmaceutiche». Certo, lo stress fa ammalare le persone. di Salvatore Garzillo