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La Grecia fa tremare l'EurozonaDal voto di domenica dipenderàil futuro dell'Ue e non solo

Sfida elettorale al fotofinish tra Nea Dimokratia, la formazione di centrodestra di Antonis Samaras e Syriza di estrema sinistra

Nicoletta Orlandi Posti
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  Incertezza è la parola d'ordine di queste ore che mancano al voto in  Grecia: domenica circa 9,7 milioni di donne e uomini stanchi, preoccupati e sotto i riflettori del mondo decideranno che strada deve intraprendere il proprio Paese e, in qualche misura, anche l'intera eurozona. Le pressioni internazionali sono immani, ma i greci decideranno da soli il proprio destino, mentre l'Europa, sempre più nervosa, non può che aspettare.  Dal risultato, infatti, (vittoria dei partiti che intendono rispettare gli impegni presi con la comunità internazionale, pur con qualche ammorbidimento, oppure di Syriza, la sinistra che vuole cancellare o almeno riscrivere profondamente il cosiddetto Memorandum), dipenderà infatti lo stato di salute della moneta unica nei prossimi mesi. Mentre le banche centrali di mezzo mondo si attrezzano per possibili scenari catastrofici sui mercati del dopo voto, la sfida elettorale sembra essere al fotofinish, come testimoniano i sondaggi altalenanti: tra Nea Dimokratia, la formazione di centrodestra di Antonis Samaras e Syriza, guidata dalla nuova stella della politica greca, il 37enne Alexis Tsipras.  I conservatori, che pure hanno sostenuto il governo tecnico politico di Lucas Papademos, sperano in una vittoria netta, che consenta loro di rinegoziare le parti del Memorandum - siglato dal governo Papademos - più invise ai greci, come il taglio degli stipendi minimi nel settore privato, delle pensioni, la fine dei contratti nazionali di lavoro. A dar loro speranza, il caso Spagna, paese che ha ottenuto aiuti nel settore bancario senza l'imposizione di draconiane misure di austerità.  Sull'altro versante politico Syriza, vista come una nemesi dagli ambienti finanziari internazionali e da molti governi europei: Tsipras, pur avendo limato i suoi toni negli ultimi giorni di campagna elettorale, vuole essenzialmente fare carta straccia del Memorandum, sostituendolo con quello che chiama piano nazionale di crescita e sviluppo che annulli gran parte delle misure di austerità. Una prospettiva che però si scontra con le casse vuote dello Stato greco. In molti temono che già a luglio, se l'Europa dovesse sospendere l'erogazione del prestito garantito dal Memorandum, queste si essiccheranno del tutto, rendendo impossibile il pagamento di stipendi pubblici e pensioni. Con la paralisi dell'intera pubblica amministrazione e conseguente esplosione di tensioni sociali. La Grecia, in questo scenario, andrebbe in bancarotta e di fatto fuori dall'euro.  Da parte sua l'ex premier greco George Papandreu, intervistato da Repubblica, alla vigilia delle elezioni ha lanciato l'appello: "Chiunque vinca, spero abbia il senso di responsabilità di proseguire nel percorso tracciato". Perchè "il memorandum d'intesa con la Troika può essere rivisto, come ha fatto più volte il mio governo, ma non buttato via".   

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