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L'Italia sacrificata sull'altare della Germania

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Lucia Esposito
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Credo che la maggioranza degli italiani non ne sia a conoscenza, anche perché nessuno finora si è preso la briga di dirglielo. Ma la montagna di tasse che hanno pagato da quando al governo c'è Mario Monti, e l'altra montagna che dovranno pagare nelle prossime settimane, non è servita e non servirà a risanare il bilancio statale, né - come qualcuno crede - ad abbassare lo spread o a ridurre il rapporto debito-Pil. Le imposte prelevate dalle tasche dei contribuenti, al contrario, verranno usate per salvare la Grecia. Sì, avete letto bene. Mentre da un lato noi ci sveniamo per versare l'Imu e tutte le addizionali escogitate dai tecnici, dall'altro l'esecutivo regala ad Atene 35 miliardi di euro. Soldi che non è sicuro ci verranno mai restituiti perché, se nelle prossime settimane all'ombra del Partenone decidessero di uscire dalla moneta unica europea, potrebbe accadere che quel prestito  diventi inesigibile, come quello dell'Argentina  o di altri Paesi finiti in bancarotta. La notizia, come spiega il nostro Franco Bechis qui a fianco, è contenuta nel Documento di programmazione economico-finanziaria del governo: scritta nero su bianco nei flussi di cassa dello Stato. Ciò vuol dire che a dicembre Rigor Montis ci ha imposto un salasso da 30 miliardi che, se avessimo evitato di aiutare la Grecia, non sarebbe stato necessario. Anzi. Rispetto alla situazione odierna, avremmo pure avanzato 5 miliardi da destinare al sostegno della crescita. Altro che risanamento, politica di austerità e tutte le altre frottole che ci sono state raccontate in cinque mesi. Per quel che ci riguarda, sarebbe bastato intervenire sulle pensioni e sul mercato del lavoro, tagliando le spese pubbliche e gli sprechi della Casta. Con questi soli interventi, il differenziale sui titoli di Stato sarebbe calato e i mercati si sarebbero tranquillizzati. Monti, inseguendo come un cagnolino la Cancelliera di ferro e il suo badante Sarkozy (ma forse è Frau Merkel a essere la badante del presidente pro tempore francese), ci ha portati invece dritti filati in una delle recessioni tra le peggiori che si siano mai viste, facendo scendere ai minimi termini la fiducia delle famiglie italiane. Che cosa ciò abbia prodotto oggi è noto a tutti ed è stato sintetizzato, come meglio non si poteva, dal governatore della Bce, Mario Draghi, il quale, dall'alto del suo osservatorio, ha spiegato mercoledì che con troppe tasse non si fa la crescita, ma semmai il contrario. Tesi per la verità a noi nota, avendola per primi spiegata e rispiegata appena Monti decise di utilizzare l'Italia per i suoi test di laboratorio sul risanamento economico. Sta di fatto che, non solo la ricetta applicata al Paese era sbagliata - e lo si tocca con mano oggi -, ma addirittura non era necessaria, perché risparmiando il contributo alla Grecia non avremmo avuto bisogno di fare alcuna manovra aggiuntiva. La verità è che l'Italia e gli italiani si stanno sacrificando per obbedire alla Germania. Altro che Belpaese spendaccione e cicala d'Europa che la formichina teutonica è costretta a sostenere. Qui siamo noi che sosteniamo il baraccone di Bruxelles e le scelte sbagliate di Berlino. A essere esposti nei confronti di Atene non siamo noi, ma i tedeschi, i quali - non fossimo legati dalla moneta unica - avrebbero dovuto pagarsi da soli il fallimento greco. L'Italia non solo si deve fare carico di guai fatti da altri, in questo caso dai nipotini dei prussiani, pagando 35 miliardi in un momento in cui ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma questi soldi alla fine ci costeranno pure cari. Infatti, la spesa destinata ad aiutare gli eredi degli Achei ha già prodotto come risultato di far schizzare il rapporto tra il debito e il prodotto interno lordo, facendoci raggiungere la quota record del 123,4 per cento. Il che dovrebbe far rizzare i capelli sulla testa al presidente del Consiglio, il quale, non più tardi di poche settimane fa, ha sottoscritto il trattato sul fiscal impact, cioè un patto che ci impegna a riportare il parametro tra debito e Pil al 60 per cento. In pratica, mentre da un lato Mario Monti ci obbliga a ridurre il debito pubblico con manovre massacranti, dall'altro ci indebita di più regalando soldi alla Grecia. Una follia? No. Una logica conseguenza di un Paese che ha delegato alla Germania la guida della propria economia. Oggi si capisce l'errore di Giorgio Napolitano, il quale, arrendendosi alle pressioni della Cancelliera tedesca, ha imposto Monti alla guida del governo. Oggi se ne intravedono le conseguenze. Domani, purtroppo, ne pagheremo il conto...Ps. Il governo annuncia che nel 2012 non saranno acquistate nuove auto blu, smentendo l'intenzione di aumentare il parco auto di 400 unità. La notizia ci fa piacere, anche se non comprendiamo perché non volendo comprare vetture il governo abbia fatto un bando per comprarle. Non intendendo però polemizzare, ci limitiamo a incassare la retromarcia dell'esecutivo, promettendo che comunque sullo stop vigileremo. di Maurizio Belpietro  

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