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La mossa della Bce, giù i tassi dello 0,25%

Andrea Tempestini
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  La decisione era nell'aria da giorni, ma questo non diminuisce la sua importanza: la Banca centrale europea di Mario Draghi ha abbassato di un quarto di punto, dall'1% allo 0,75%, il tasso di rifinanziamento pronti contro termine. Inoltre la Bce ha abbassato dello 0,25%, a quota zero, quello sui depositi; in calo di un quarto di punto all'1,50% quello marginale. Questa la serie di decisioni prese dal consiglio direttivo dell'Eurotower, che si è riunito oggi, giovedì 5 luglio, a Francoforte. La decisione, come detto, è storica: con il taglio dei tassi allo 0,75%, la Bce scende per la prima volta per la prima volta sotto l'1 per cento. A far propendere a favore di un taglio non c'era solo il deteriorarsi del quadro macroeconomico europeo, ma anche il fatto che, già in passato, la Bce assume decisioni di una certa rilevanza solo dopo che la politica europea fa altrettanto (ed è quanto accaduto al vertice di Bruxelles della scorsa settimana che ha varato il meccanismo salva-spread). Il paradosso dei mutui - Con il taglio dei tassi la Bce spera che gli istituti di credito riescano a diminuire le difficoltà che incontrano a rifinanziarsi. Il paradosso, però, è che nonostante la politica ribassista sul costo del denaro adottata dalla Bce di Draghi, la vita per i semplici cittadini è sempre più dura. L'esempio lampante arriva dal mercato dei mutui. Parlano le cifre: su un mutuo ventennale a tasso variabile di 100mila euro stipulato nel luglio scorso le banche applicavano un anno fa uno spread di 1,4 punti, e chi lo ha sottoscritto oggi paga una rata di 508 euro. Ma chi volesse accendere in questi giorni il medesimo mutuo si ritroverebbe con uno spread pari al 3,3% e una rata di 603 euro, quasi 100 euro in più. Una divergenza paradossale tra il costo del denaro sul mercato e quello dei capitali per le banche. La sostanza è che per le banche il denaro costa sempre di meno, mentre per aziende e cittadini sempre di più, poiché il costo è condizionato dal valore in costante calo dei titoli di Stato e dal costo delle garanzie che le banche devono offrire per rifinanziarsi. "Misure di natura temporanea" - Draghi, nell'intervento in conferenza stampa che ha seguito le decisioni della Bce, ha sottolineato che la decisione sui tassi è stata presa "all'unanimità". Poi ha sottolineato che "la crescita economica nell'area euro resta debole" a causa delle "crescenti incertezze pesano sul sentimento e la fiducia economica. I rischi che riguardano lo scenario economico - ha aggiunto - continuano ad essere al ribasso". Il presidente dell'Eurotower ha sottolineato come "tutte le nostre misure non convenzionali di politica monetaria hanno una natura temporanea" e ha precisato che "stiamo mantenendo la nostra piena capacità di assicurare a medio termine la stabilità dei prezzi, agendo in modo fermo e tempestivo". Secondo Draghi, inolter, aver abbassato a quota zero il tasso sui depositi avrà un effetto immediato sull'apprezzamento del Ltro da un miliardo di euro". Poi una battuta sui fondo salvastati Efsf ed Esm per abbassare gli spread: "La Bce è d'accordo sulla decisione di usarli con flessibilità".  

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