L'Italia ora è sotto attaccoI perché e le colpe di Monti
Spread ai massimi, debito alle stelle. Il prof ha promesso il decreto sviluppo, ma non si farà. La lotta all'evasione fatta a colpi di spot
Dopo il crollo della vigilia, una nuova apertura all'insegna dei ribassi per Piazza Affari: intorno alle 10.30 l'indice principale Ftse Mib lasciava lo 0,93% mentre il complessivo All Share retrocedeva dello 0,85 per cento. Le vendite si concentravano ancora sui bancari. Poi la risalita verso la parità: ma la tensione resta altissima, come dimostra la chiusura, un passivo dello 0,70 per cento. Nel resto d'Europa tutti i listini hanno chiuso in territorio positivo, con rialzi molto contenuti. Ma le peggiori notizie, per l'Italia, arrivavano dallo spread tra Btp e Bund tedeschi decennali, che superava i 485 dopo l'apertura a quota 471. Nel mirino - I sospetti sono confermati: l'Italia è sotto attacco. La cura di Mario Monti non ha funzionato e ora sta per arrivare il momento in cui il Belpaese dovrà inginocchiarsi (ancora) a Bruxelles. I motivi per i quali siamo finiti nel mirino sono molteplici. Per primi quelli "storici", come il debito pubblico stellare (a un passo dai 2mila miliaridi) a cui si somma il deficit messo a repentaglio dall'impennata dello spread e che finirà per vaporizzare lo sbandierato obiettivo del pareggio di bilancio. I rimedi di Monti, inoltre - una pioggia di tasse - hanno finito per deprimere ulteriormente un'economia stagnante: lo dimostrano i dati sulla produzione industriale che si è letteralmente inabissata, quelli sulla disoccupazione volata al 10% (quella giovanile al 36%) e quelli sul Pil, che continua a calare a livelli superiori rispetto alle aspettative. Niente sviluppo - Il governo Monti non mantiene le promesse. Dopo le mazzate, le imposte e i balzelli aveva promesso un fantomatico decreto per lo sviluppo che continua a non arrivare. Il testo ancora non c'è, anzi il Consiglio dei ministri si è spaccato sul pacchetto di provvedimenti per i quali spinge Corrado Passera: i professori dicono che la copertura economica non c'è. Meglio lasciar morire l'Italia allora. Il rischio è che si arrivi a una soluzione di compromesso, svuotata (un po' come andrà a finire per la riforma del lavoro), e che non sia in grado di offrire nemmeno un millilitro di nuova linfa a un Paese alle corde. Secondo la Ragioneria dello Stato mancherebbero 200 milioni per coprire alcune delle norme più attese: cifre certo non iperboliche, che Monti, però, nonostante le tasse non riesce o non vuole sborsare. La bocciatura del Financial Times - Il governo aveva promesso una lotta a tutto campo contro la piaga italiana, l'evasione fiscale, ma a parte i provvedimenti spot e i blitz buoni per i flash dei fotografi si è visto ben poco. Le entrate tributarie sono stata addirittura inferiori alle aspettative (anche in questo caso pesano le troppe tasse). Anche il Financial Times (che ha recentemente criticato Monti, certificandone il fallimento) ha sottolineato che contro evasione e sommerso l'Italia non ha fatto ancora abbastanza. E Monti, sul recupero dell'evaso, puntava tutto o quasi. I risultati sono fallimentari, e il rischio ora è più che concreto: potrebbe arrivare una nuova manovra. L'ennesima stangata. Credit crunch - Il governo dei banchieri, inoltre, non riesce a indirizzare l'azione delle banche. Gli istituti italiani sono sì più solidi e non esposti a bolle (come quella immobiliare spagnola). Ma nonostante ciò le banche non prestano più un euro. In Italia il credit crunch è soffocante. Nonostante i 225 miliardi prestati lo scorso mese dalla Bce alle banche italiani (a un tasso d'interesse pari all'1%), gli istituti non concedono liquidità a famiglie e imprese, che non sanno più come tirare avanti, come arrivare a fine mese (emblematici, in questo caso, i dati sui consumi, in netta discesa).