Barcellona, il disastro della polizia catalana: il giornalista italiano nel covo dell'Isis, scordato aperto
I commercianti delle Ramblas si chiedono perché la loro strada, la più popolare e battuta dai turisti di tutta la Spagna, e non solo della Catalogna, non fosse protetta da barriere anti-camion. Un semplice accorgimento che avrebbe forse evitato o limitato la strage di giovedì e che era stato raccomandato in tutti i luoghi sensibili dal Commissario generale di sicurezza nazionale di Madrid lo scorso dicembre, dopo l'attacco di Berlino. La polizia catalana però non lo ritenne necessario, sostenendo che mettere i «bolardos» (dissuasori) in quel determinato luogo non avrebbe impedito che l'eventuale attacco potesse avvenire altrove. Il portavoce dei mossos, Xavier Porcuna, aggiunse altresì che la polizia non era a conoscenza di «informazioni operative, tattiche e di intelligence che ci indichi che in Catalogna ci sia alcuna minaccia concreta in un punto determinato». «Analizzeremo le protezioni di volta in volta», fecero sapere con superiore riluttanza i mossos. Un proposito rimasto evidentemente lettera morta anche quando qualche mese dopo, a giugno scorso, le «informazioni di intelligence» si sono puntualmente manifestate. Fu quando appunto la Cia, secondo quanto riportato dal giornale catalano El Periodico, avvisò i servizi spagnoli che Barcellona era tra i prossimi possibili obiettivi dell'Isis e che le Ramblas avrebbero potuto essere il luogo perfetto per un attacco con un furgone o un camion. Nemmeno stavolta si fecero convincere, non sia mai che la progressista Barcellona prenda troppo sul serio gli avvisi «interessati» dell'odiata intelligence americana. Tutto questo però avveniva mentre nelle stesse settimane veniva smantellata sempre in Catalogna una cellulla islamica della quale almeno un componente era legato ai terroristi delle stragi di Bruxelles, e mentre sul web più di un tweet di un account legato all'Isis annunciava un imminente e «sacrosanto» attacco contro El-Andalus. Si arriva così alla notte tra mercoledì e giovedì quando nemmeno l'esplosione di una bombola in una casa di Montecarlo de Alcanar Platja a sud di Tarragona che ha provocato la morte di un uomo di origini marocchine e il ferimento di un altro ha fatto scattare l'emergenza. «Solo una disgrazia» hanno inizialmente annunciato i mossos. Tranne poi rivelare, ad attentato avvenuto, che nello stesso appartamento sono state ritrovate una ventina di altre bombole di gas, le quali, secondo il capo Josep Lluis Trapero, avrebbero potuto servire, caricate sui tre furgoni a disposizione dei terroristi, per un attacco in grande stile nel centro di Barcellona. L'inaspettata esplosione avrebbe cambiato i piani dei marocchini che alla fine hanno optato per la soluzione più semplice: utilizzare il furgone come a Nizza, a Berlino o a Londra. Ma non è tutto, tra il novero delle leggerezze della polizia catalana c'è anche e soprattutto che il commando di terroristi islamici di cui si parla era composto da almeno una decina di elementi tra i 18 e 34 anni, passati con troppa leggerezza sotto il naso dell'intelligence indipendentista. Eppure i fratelli Driss e Moussa Oukabir, il secondo dei quali potrebbe essere l'autore materiale della strage di Barcellona, non erano del tutto sconosciuti ai mossos che fin dall'inizio ci hanno capito ben poco dei due, accusando prima l'uno, poi l'altro e poi ancora il primo della strage. Driss, quello tuttora agli arresti, è stato in carcere fino al 2012, mentre quello in fuga, Mussa, scriveva con leggerezza sulla sua pagina Facebook di essere pronto ad ammazzare gli infedeli. La polizia ha perquisito da cima a fondo la loro casa ma non ci è dato sapere se è stato trovato qualcosa di interessante. Sappiamo con certezza invece che andandosene i malaccorti mossos si sono dimenticati la porta aperta, tanto che un giornalista di TgCom24 è potuto entrare tranquillamente con un cameraman e filmarla. Questo succede in Catalogna, a Barcellona, una delle tante capitali del negazionismo del terrorismo islamico. La sindaca Ada Colau lo ha ribadito ieri sostenendo che Barcellona è «una città di pace e di accoglienza» e che i suoi abitanti sono «orgogliosi delle loro diversità». Mentre i suoi alleati del Cup, di estrema sinistra e indipendentisti, hanno definito l'attentato come una forma di «terrorismo fascista, frutto della logica internazionale del capitalismo». di Carlo Nicolato