Papa Francesco sale al Colle per incontrare Giorgio Napolitano
La bandiera bianca e gialla con le chiavi di San Pietro, simbolo del papato, è tornata a sventolare sul torrino del Palazzo del Quirinale. Il vessillo è stato issato, come da tradizione, per la storica visita di Papa Francesco al Quirinale dove è stato accolto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Subito dopo l'esecuzione degli inni nazionali, prima quello della Santa Sede e quello della Repubblica Italiana, Napolitano ha indicato al Pontefice proprio il torrino, dove la bandiera vaticana sventola assieme alle bandiere europea e italiana. Francesco ha guardato con un sorriso in direzione del torrino che chiude architettonicamente il Cortile d'Onore, dove Jorge Mario Bergoglio è stato accolto, con i reparti militari schierati, rappresentanti il reggimento dei Corazzieri a cavallo e le quattro Forze Armate nazionali. Poi Papa Francesco e Giorgio Napolitano si sono chiusi nello studio alla vetrata del Quirinale per un colloquio privato. Il Pontefice è arrivato in Quirinale poco prima delle 11 percorrendo le vie della Capitale a sirene spente. La crisi economica, la mancanza di lavoro, le difficoltà della famiglia, le speranze e i drammi degli immigrati, la difesa della dignità di ogni persona umana, la promozione della giustizia, della pace, del bene comune. E' l'ambito sociale quello prescelto da Papa Francesco, nel discorso rivolto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e pronunciato nel Salone delle Feste al Quirinale, in occasione della prima visita ufficiale di Jorge Mario Bergoglio alla massima carica dello Stato italiano. Dopo aver messo in risalto "l'eccellente stato delle reciproche relazioni" e aver voluto dare alla sua visita la prova di "un segno di amicizia" anche personale nei confronti di Napolitano, il Papa ha affrontato "le tante questioni di fronte alle quali le nostre preoccupazioni sono comuni e le risposte possono essere convergenti". In testa a tutte le preoccupazioni per il momento attuale c'è "la crisi economica che fatica ad essere superata e che, tra gli effetti più dolorosi, ha quello di una insufficiente disponibilità di lavoro", per cui "è necessario moltiplicare gli sforzi per alleviarne le conseguenze e per cogliere e irrobustire ogni segno di ripresa". Altro tema caldo e caro a Papa Francesco è quello relativo alla famiglia. Il Pontefice ribadisce che "la Chiesa continua a promuovere l'impegno di tutti, singoli e istituzioni, per il sostegno alla famiglia, luogo primario in cui si forma e cresce l'essere umano" e che, sottolinea, "ha bisogno della stabilità e della riconoscibilità dei legami reciproci, per dispiegare pienamente il suo insostituibile compito e realizzare la sua missione". Dunque, deve ''essere apprezzata, valorizzata e tutelata". Francesco ricorda anche le sue prime visite pastorali compiute in Italia: l'ultima ad Assisi, quella precedente a Cagliari ma "anzitutto a Lampedusa, dove -osserva- ho incontrato da vicino la sofferenza di coloro che a causa delle guerre o della miseria si avviano verso l'emigrazione in condizioni spesso disperate" ma anche "dove ho visto l'encomiabile testimonianza di solidarietà di tanti che si prodigano nell'opera di accoglienza". Il Papa formula poi l'auspicio che "l'Italia, attingendo dal suo ricco patrimonio di valori civili e spirituali, sappia nuovamente trovare la creatività e la concordia necessarie al suo armonioso sviluppo, a promuovere il bene comune e la dignità di ogni persona e a offrire il suo contributo per la pace e la giustizia". Dopo aver ribadito l'importanza del Concordato quale "solido quadro di riferimento normativo per uno sviluppo sereno dei rapporti tra Stato e Chiesa in Italia", Papa Francesco confessa al presidente Napolitano un suo desiderio: "Vorrei idealmente bussare alla porta di ogni abitante di questo Paese, dove si trovano le radici della mia famiglia terrena, per offrire a tutti la parola risanatrice e sempre nuova del Vangelo". Da parte sua Napolitano ha detto al Papa: "Noi che in Italia esercitiamo funzioni di rappresentanza e di guida nelle istituzioni politiche, siamo immersi in una faticosa quotidianita', dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del Paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima avvelenato e destabilizzante". "Quanto siamo lontani nel nostro Paese da quella 'cultura dell'incontro' che ella ama evocare, da quella sua invocazione 'dialogo, dialogo, dialogo'". "La politica, esposta com'è non solo a fondate critiche ma ad attacchi distruttivi, ha drammatica necessità di recuperare partecipazione, consenso e rispetto, liberandosi dalla piaga della corruzione e dei piu' meschini particolarismi", è il monito di Napolitano, pronunciato dopo il colloquio con papa Francesco. Ma, "puo' riuscirvi solo rinnovando, insieme con la sua articolazione pluralistica, le proprie basi ideali, sociali e culturali". Infine, il presidente della Repubblica ha posto la questione dei giovani: "Bisogna dedicarsi al superamento dei mali piu' gravi che affliggono oggi il mondo. A cominciare dai mali provocati o esasperati dalla crisi di questi anni sia nelle 'periferie' di diversi continenti, in luoghi rimasti ancora ai margini di un moderno sviluppo economico e benessere sociale, sia nei Paesi della travagliata Europa". Bisogna quindi porre l'attenzione sui "mali estremi, quali da un lato la disperante condizione dei giovani privi di lavoro, che vengono 'schiacciati sul presente', e dall'altro la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi".