"Parabole d'Oriente, il cristianesimo alla sfida del nuovo millennio". A Roma la mostra su chi è perseguitato dall'Isis
Qaraqosh, cittadina al confine fra Iraq e la regione autonoma del Kurdistan, dove si sta consumando la tragedia di migliaia di persone scacciate dalle loro case, inseguite, derubate, uccise, solo perché cristiane o appartenenti ad altre minoranze etnico-religiose. L'Isis, qui, ha imposto il suo regime di follia e di paura. Per tentare di difendersi sono state create milizie armate cristiane. Siamo di fronte ad una grande foto che ritrae un uomo armato che presidia l'ingresso di una chiesa. Solo, con lo sguardo fisso come in attesa di qualcosa che potrebbe accadere da un momento all'altro, l'uomo è in piedi, alle spalle dell'ingresso sbarrato. Un simbolo inquietante che illustra la vita delle comunità cristiane nella regione. La foto fa parte duna mostra allestita in questi giorni a Roma, nel complesso del Vittoriano, intitolata Parabole d'Oriente. Il cristianesimo alla sfida del nuovo millennio. E' stata promossa dall'Ambasciata della Repubblica d'Armenia presso la Santa Sede e dalla Comunità di Sant'Egidio. Una testimonianza viva, dolente, della condizione dei cristiani in quelle terre che furono la culla della fede, il loro declino e la loro decimazione, accelerata oggi dall'incalzare dei guerriglieri fondamentalisti islamici. Fra Egitto, Siria, Libano, Cipro, Iraq, Turchia, Israele e Palestina, vivono circa dodici milioni di cristiani, discendenti dei primi evangelizzatori, ma sono un numero davvero esiguo, rispetto a quanti vivevano in questi Paesi fino agli anni Cinquanta. "Cacciati dalle terre d'origine da guerre ed economie deboli, odi e persecuzioni razziali, i cristiani d'Oriente sono diventati minoranze non tollerate e rinchiuse in ghetti. Credono di avere ancora un legame privilegiato con l'Occidente a cui lanciano invocazioni di soccorso", recita l'introduzione della mostra. E le