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Riflessioni su Volo in tv

La mania di essere Letterman

Alessandra Menzani
Alessandra Menzani

Emiliana di Piacenza, sono nata il 16 luglio di un anno che è meglio non rivelare. Maturità classica, laurea in Scienze della comunicazione a Milano, sono stata assunta a Libero da Vittorio Feltri dopo uno stage. Mi occupo di spettacoli e tv, mi piace scrivere pagelle, viaggiare, i bulldog francesi, Woody Allen, Homeland e il vino rosso. Ho un mio sito, pure. Nella mia seconda vita insegno yoga.

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Una delle cosa più apprezzabili del programma di Fabio Volo è la durata. Breve. Quel tanto che basta da non ispirare la comune domanda: "Che palle, quando finisce?". Cosa frequente, negli ultimi tempi, in tv (vedi Panariello e Guzzanti). La seconda cosa buona di Fabio è che sorride sempre.L'intervista gag con Franco Battiato è oggettivamente divertente, ma l' idea del tapis roulant non venitemi a dire che è originale. La vista finale sullo skyline milanese è bellissima, decisamente più poetica delle poesie  recitate da Anita  Caprioli. Ci sfugge la smania tutta italiana di voler fare per forza il Letterman dei poveri, sindrome che ha colpito anche Volo, dopo tanti altri. Che lui sia autoreferenziale non ci piove: parla di sè,  dei suoi libri, dei suoi programmi,  di Twitter che parla di Volo, di Volo che parla di Volo ecc. Morale: era meglio a "Smetto quando voglio" su Italia o nei vari show di Mtv. Quando non era ancora Fabio Volo, quando aveva più capelli e umiltà.   Rettifico: lo skyline non è di Milano. Grazie a un bel montaggio, quella che si vede alla fine di Volo in diretta è New York notturna.

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