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Lo stilista Virgil Abloh è davvero l'uomo giusto per Louis Vuitton?

Daniela Mastromattei
Daniela Mastromattei

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero dove si occupa di attualità, moda e costume, adesso anche "in prestito" alla politica. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata

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Dolce e Gabbana si preparano a partire per New York, proseguiranno poi per Miami e Città del Messico: andranno a presentare l'Alta gioielleria venerdì 6 aprile, l'Alta sartoria maschile il 7 e l'Alta moda donna l'8. Una novità assoluta, visto le scelte precedenti: li abbiamo visti sfilare per le vie di Palermo (nel 2017) e di Napoli (nel 2016) con passerelle memorabili. I due stilsiti questa volta hanno deciso di volare oltreoceano. Un significativo cambio di marcia, che prevede risvolti assai meno folcloristici. Un po' ci dispiace. Ma questo è niente rispetto al cambiamento rivoluzionario, avvenuto in casa Louis Vuitton. Il marchio principe del lusso LVMH ha scelto il nuovo direttore artistico per le sue collezioni maschili: Virgil Abloh, un nome che ha colto tutti di sorpresa, che va a prendere il posto di Kim Jones, il designer andato a ricoprire lo stesso ruolo da Christian Dior Homme, altro marchio patrimonio della scuderia LVMH, in mano a Bernard Arnault. Ma non è questo il punto. La domanda è: Abloh è davvero l'uomo giusto per Vuitton. Seppur talentuoso, la sua estetica lascia perplessa la vecchia guardia del mondo della moda. Forse affascinerà le nuove generazioni. Ma il marchio legato al mondo del lusso per eccellenza che più fattura in termini economici, aveva così tanto bisogno di un cambio di marcia così radicale? Virgil è un ragazzo di 37 anni, nato a Rockford, in Illinois, da genitori ghanesi, ed è famoso come stilista di streetwear, quel modo di vestire casual nato negli anni Settanta, ispirato allo stile dei surfisti californiani e poi cresciuto con la cultura hiphop e la moda d'avanguardia giapponese. Fondatore del marchio Off-White e collaboratore del musicista hip-hop Kanye West , il primo direttore creativo afroamericano di Vuitton ha probabilmente tra gli obiettivi quello di attirare i millennials, cioè i nati dopo gli anni Ottanta, un pubblico su cui Abloh ha costruito il suo successo, disegnando uno stile pieno di citazioni e mescolanze ispirato al loro modo di vestire. Che nulla ha a che vedere con il lusso di Vuitton. Spesso accusato di non inventare nuove linee e modelli ma di rimescolare e riproporre quelli degli altri, Abloh non ha una formazione professionale da stilista. Ha una laurea in ingegneria, un master in architettura (i rudimenti li ha imparati dalla mamma che lavorava come sarta) e la capacità di saper parlare la lingua dei giovani. Con loro riesce a ben sintonizzarsi giocando con il mondo del pop, di internet, delle celebrità ; si è fatto strada con le giuste collaborazioni: Jimmy Choo, Levi's, Moncler, una linea di tappeti disegnata per Ikea, e i Ten Icons con Nike.

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