Lavorare a maglia non è solo una moda: è anche un antistress
Julia Gillard, ex premier australiano, dopo le sue dimissioni, si è lasciata immortalare sulla copertina del settimanale Woman's Weekly mentre sferruzzava a maglia. Apriti cielo. Si è sollevato un coro di proteste da parte dei critici australiani perché il primo ministro «è un modello sbagliato per le più giovani». Ma si può criticare un primo ministro per un passatempo tanto innocuo. «Magari le ragazzine prendessero esempio da noi, invece di dedicarsi ad attività ben peggiori», dirà la nostra politica Alessandra Mussolini che quest'estate è stata sorpresa in spiaggia alle prese con i ferri e un gomitolo di cotone color rosso rubino. Non è un segreto: lavorare a maglia stimola la creatività e aumenta l'autostima. Non solo. Secondo il professor Herbert Benson di Harvard, esperto in tecniche di rilassamento, il lavoro a maglia è un potente antistress e un antidoto ai ritmi frenetici imposti dalla vita delle grandi metropoli. Il piacevole suono dei ferri che si incontrano assomiglia a un mantra che rallenterebbe il battito cardiaco. Dopo gli Usa arrivano anche in Italia i Knit Cafè, circoli culturali, bar, mercerie, librerie, dove si lavora a maglia, a uncinetto e si ricama. Tanti gli adepti che vi si danno appuntamento. Non solo vecchie zie annoiate. Sferruzzano le modelle nelle lunghe pause prima delle sfilate, le attrici tra un ciak e l'altro. Tra le più fedeli (per loro è una passione che va avanti da anni) ci sono Sarah Jessica Parker (nella foto sopra) e Uma Thurman che lavorano a maglia, mentre Eva Longoria preferisce l'uncinetto.