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Il potere della seduzione... dalla caviglia in giù

Daniela Mastromattei
Daniela Mastromattei

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero dove si occupa di attualità, moda e costume, adesso anche "in prestito" alla politica. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata

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Se la calzatura preferita di Marilyn era il tacco a spillo, quella di Audrey Hepburn era decisamente la ballerina. Marilyn era l'esperta seduttrice, mentre Audrey si costruì la carriera sulle trasformazioni alla Cenerentola: da ragazzina a principessa (Vacanze romane, 1953).  La storia delle scarpe negli ultimi cento anni è la storia  de Le Donne dalla caviglia in giù, nel libro (Mondadori, 16 euro) di Rachelle Bergstein. L'autrice parte dal 1900-1929 quando le mode popolari si rivolgevano alle flappers, gli abiti erano comodi per ballare, gli  orli si facevano più corti e mettevano in risalto le scarpe con i tacchi alti che loro personalizzavano applicando spille sulla tomaia anzichè sul bavero della giacca. Affinchè le donne  potessero lanciarsi  in danze  più atletiche si diffusero  modelli con allacciature più pratiche: dall'infantile Mary Jane (fermata da un cinturino sul collo del piede) al più maturo cinturino a T che divideva il piede in verticale. Il mondo delle calzature è fatto di straordinari artigiani, di imprenditori lungimiranti, di stilisti coraggiosi e visionari. Da   Salvatore Ferragamo, che   coltivava il suo interesse per il piede femminile, convinto di poter imparare molto sul conto di una cliente esaminando la curva del suo arco plantare. Credeva di poter leggere i piedi delle donne come altri leggevano la mano o lo sguardo. Fu lui il primo calzolaio ad  applicare il modello della produzione in serie al fatto a mano: le sue scarpe italiane conquistarono subito le donne americane più alla moda.  Erano i primi  anni '70 quando Manolo Blahnik indossò il suo miglior completo a quadretti rossi e bianchi e andò con i suoi disegni dalla direttrice di Vogue America: una lettera di raccomandazioni da Paloma Picasso aprì la porta al giovane architetto speranzoso che inaugurò nel 1979  una boutique con décolleté e sandali sexy, negli Stati Uniti. E non si fece  scoraggiare quando le suole di gomma di una sua creazione si piegarono  al dottor Martens per lo stivale adatto a sostenere un piede infortunato. E se Roger Vivier si è guadagnato il soprannome di «Fabergé delle calzature» disegnando delicate sculture, fatte per essere ammirate, non per camminarci, nessuno stilista ha tratto più vantaggio dall'ascesa della celebrity culture dell'attuale re della scarpa di lusso: Christian Louboutin. Il suo nome è sulle labbra di ogni diva. E mentre  le stiliste di Jimmy Choo  dimostravano che c'era spazio in vetta accanto a Manolo, il francese Louboutin  entrava in scena con i suoi tacchi da 700 dollari, alzando l'asticella dell'esclusività, dell'opulenza e dell'avanguardia. Le scarpe diventano status symbol. Sono talmente importanti per la protagonista di Sex and the city che ne sottolineano gli eventi cruciali. Quando Carrie compie trentacinque anni, e non ha un fidanzato o un marito, va a fare shopping e la sua voce fuori campo commenta: «Non avendo trovato l'anima gemella, il pomeriggio l'avevo passato da Manolo Blahnik, principe delle calzature, anima gemella delle mie scarpe». Manolo Blahnik, Charles Jourdan (inventore dello stiletto), Walter Steiger diventarono nomi familiari alle donne potenti che scalavano le gerarchie aziendali e investivano in tacchi alti di buona fattura  per comunicare la loro autorità. Era tra il 1972 e il 1985,  il numero delle donne nei ruoli manageriali quasi raddoppiò, dal 20 al 36 per cento. I tacchi del potere consentivano alle donne  di guardare negli occhi i colleghi maschi.  A  New York andava forte Manolo & C,  in Italia si faceva largo René Fernando Caovilla, che che nel 1970  traendo ispirazione dal bracciale romano del I secolo A.C. conservato nel Museo Archeologico di Napoli, ha realizzato il sandalo a forma di serpente (nella foto), oggi simbolo della griffe. Le  scarpe  gioiello Caovilla,  realizzate in un laboratorio artistico, rigorosamente artigianali, tempestate di perle, cristalli, pizzi e broccati con suole e tacchi rivestiti di polvere di diamanti, sono pezzi unici intrisi di poesia, cultura e arte veneziana, dai merletti ai mosaici della Basilica di San Marco. Strumento di seduzione di donne potenti e di principesse.

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