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L'invenzione del vibratore

Un film racconta come la cura dell'isteria femminile non è solo un fatto scientifico

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Nella cartella stampa delle giornaliste accreditate al Festival del Cinema di Roma, l'altro giorno c'era un aggeggino nuovo: la forma era di una biro, ma non serviva certo a scrivere. Risatine divertite, finti imbarazzi. Tutte l'hanno infilato in tasca e via, a casa. L'idea è geniale. Si parla di "Hysteria", film dell'americana Tanya Wexler che ha come protagonista il vibratore. Ebbene sì. Una pellicola ironica e scanzonata che narra dell'invenzione del "surrogato" nella Londra vittoriana del 1880. Le donne insoddisfatte erano depresse e a torto considerate un po' matte, isteriche, da qui il titolo del film, ma poi in effetti a furia di studi scientifici, nottate sui testi di medicina, inutili pillole e ravanamenti miracolosi, si è scoperto che quel fastidioso mal di testa che rendeva le signorine così nevrasteniche si poteva combattere con cinque minuti di massaggio, puro piacere proprio là. Nel film, interpretato da Maggie Gyllenhaal (in foto) e da Ruper Everett (nella realtà dichiaratamente omosessuale, ma chissenefrega), non c'è nulla di scabroso o porno o immorale. Al contrario, è delicato, brillante, elegante ben scritto e ben recitato. In fin dei conti, niente di peccaminoso: al massimo qualche gioco allusivo e gambe aperte per consentire di brevettare meglio l'affare. In fondo, secondo gli autori, la pellicola rispecchia certo malcostume antico che movimenti femministi hanno poi cercato di sradicare: quello, cioè, che una donna fosse malata di testa, da curare, mentre invece era solo un malessere dovuto al vuoto fisico, come un istinto fisiologico represso. Ad esempio, la stessa regina Vittoria non è che fosse una casta sovrana senza desideri. Everett ha dichiarato che dopo la sua morte sono state ritrovate ricevute di una farmacia scozzese che le forniva il Laudano e gli analgesici, mentre invece sarebbe bastato un altro rimedio naturale, magari quello del marito Alberto che aveva un pene enorme, che lui si legava con un anello alla coscia per evitare che si spostasse sotto i vestiti stretti. Ben altro succede oggi. E forse il vibratore è diventato perfino troppo sofisticato e altamente tecnologico, quasi uno strumento freddo per signore in cerca di calore. Ma in quell'epoca, fatta di gonnelloni e bustini stretti, con il tabù della parola orgasmo e la sottomissione del potere femminile, è sembrato l'unico rimedio alla finta isteria di tante dame condannate alla castità assoluta. Non c'era bunga bunga, non c'erano video hard, né il mondo proibito dei siti per maggiorenni. Eppure, l'istinto delle donne era forte e selvaggio come sempre. Ps. Sul red carpet di Roma, all'inaugurazione del Festival, anche una elegantissima Polverini in total black (a proposito: dopo l'incontro con Alfano, gli assessori Pdl hanno ritirato le dimissioni). Tra le attrici super-ospiti vip anche Olivia Newton-John: la timida Sandy di Grease, oggi signora in gran forma, è protagonista di "Tre uomini e una pecora", in cui perde i freni inibitori, non balla più con Tony Manero ma combina di molto peggio.      

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