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La grinta di Marina B. oscura le donne di Siena

La figlia di Berlusconi in campo, eppure c'è chi lamenta ancora che siamo il sesso debole...

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Marina Berlusconi è la donna di oggi. Difende come una leonessa il padre, condannato dai giudici di Milano a risarcire il gruppo di Carlo De Benedetti per una cifra di 560 milioni di euro. Si schiera totalmente dalla parte del padre, come ha sempre fatto di fronte all'opinione pubblica, e protegge, ovviamente la Fininvest, di cui è presidente. La sua vita, la sua azienda: guai a chi gliele tocca. Di recente si è scritto che la primogenita del Cavaliere sarebbe pronta a entrare in politica, i lettori di Libero l'hanno perfino votata in massa alle primarie on line per la successione del leader del centrodestra, ma lei ha gentilmente declinato l'offerta: . Non si candida, ma intanto si fa sentire. , ha commentato ieri a caldo. Incavolata nera. Minuta, poco mondana, disponibile a farsi immortalare per poche e rare occasioni familiari, il matrimonio, il battesimo dei figli, la nascita di un nipotino. E però non le manda a dire, la super manager incoronata da Forbes e dalla stampa internazionale. Una nota durissima per dire che la condanna <è una somma addirittura doppia rispetto al valore della nostra partecipazione in Mondadori. La Fininvest, che ha sempre operato nella più assoluta correttezza, viene colpita in modo inaudito, strumentale e totalmente ingiusto. E il parzialissimo ridimensionamento della sanzione rispetto al giudizio di primo grado nulla naturalmente toglie alla incredibile gravità del verdetto. Neppure un euro è dovuto da parte nostra, siamo di fronte a un esproprio che non trova alcun fondamento nella realtà dei fatti né nelle regole del diritto>. Attaccata, reagisce. Degna figlia di suo padre. , ha aggiunto, . Durissima, la figlia del Cavaliere. E fa quasi sorridere il fatto che, nelle stesse ore in cui Marina tira fuori tutta la grinta e la forza che sanno avere solo le donne, a Siena, sotto la canicola di luglio, si sono ritrovate signore e signorine confluite sotto la bandiera del Comitato "Se non ora, quando".  Le femministe del 2011, le ha chiamate qualcuno. E a leggere il pezzo di Maria Luisa Busi, sull'Unità, sembra che siamo ancora il sesso debole. O che dobbiamo imporci per farci sentire, che se non c'era questo movimento di donne nato il 13 febbraio (in piena inchiesta sul Bunga Bunga) allora eravamo ancora chiuse in casa a subìire , scrive l'ex mezzobusto del Tg1, . , sentenzia l'Unità. E le donne in piazza a Siena assicurano: . Però, chissà come mai c'erano la Bindi, la camusso, Silvia Costa, Flavia Perina e Giulia Bongiorno. Va bene lottare per la dignità delle donne, siamo tutte d'accordo, ma basta gridare a fare le vittime del satrapo di Arcore. Se no poi Marina chi la sente?      

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