Al nido la maestra col coltello
L'incubo peggiore di un genitore
C'era una volta un asilo nido di Firenze. Le seggioline minuscole sistemate attorno al tavolino dei sette nani, i conigli rosa disegnati alle pareti, gli armadietti che sanno di sapone con le foto dei piccoli appiccicate sopra. In un angolo i bimbetti di due anni, i gridolini, i pasticci, le parole arrampicate. Nell'altro la maestra, ben vestita, ben curata, l'occhialino calato sul naso. Il sogno di ogni bimbo, la garanzia di ogni mamma. Finché l'incanto si rompe. E la maestra comincia a brandire un coltellaccio da cucina: «State zitti bambini che vi picchio... Non fate cadere i bicchieri che vi faccio leccare il pavimento... Tanto lo sapete che siete cretini. Tanto lo sapete che camminate sul filo del rasoio». C'era una volta un asilo nido di Firenze. E una maestra apparentemente perfetta che all'improvviso è diventata la strega cattiva. Oggi su quella maestra gravano le denunce di diverse famiglie e l'accusa di maltrattamenti e di sequestro di persona. Il gip di Firenze dovrà decidere se rinviarla a giudizio. E un processo - se processo ci sarà - dovrà stabilire se quello che vi abbiamo descritto era niente più di un'orribile accusa o la nuda e terrificante realtà. Fin qui la cronaca. Dietro la cronaca però inizia l'incubo di ogni genitore. Come fai a sapere? Come fai a fidarti? Cominci a star male che hai ancora il figlio nella pancia, ti dicono “goditi la maternità”, in realtà ti metti a selezionare baby sitter appena esci dalla sala parto: questa si trucca troppo, questa è troppo magra, questa è troppo bacchettona. Origli le telefonate, spii dal buco della serratura, mastichi di telecamere e microspie come fossero pane e pannolini. Convinci la tua vecchia portinaia a fare la spola dal suo gabbiotto alla tua porta per sentire se tua figlia sta bene. Sei ossessiva, ossessionante e ossessionata ma non ne puoi fare a meno. Come fai a lasciare il bene più grande a un'estranea? Il dramma è che quando finalmente trovi la baby sitter giusta e ti fidi e ti rilassi, sei già alla soglia successiva: il nido da scegliere. E lì ricomincia la trafila. Sopralluoghi che neanche fossi il tecnico della protezione civile, visite capillari alle scuole. Sei una madre serena, o almeno ti sembra, ma ti senti un cane da caccia. Odori i respiri, annusi i vestiti delle poverette: se puzzano sono sciatte, se profumano sono veline. Le guardi negli occhi cercando un battito di ciglia sospetto, soppesi le parole cercando un “buonasera” fasullo. C'è sempre qualcosa che non torna, un ricciolo fuoriposto, un maglione sgualcito. Ma il lavoro ti mette alle strette, o rinunci alla tua vita e ti chiudi in casa o ti fidi. Allora scegli la scuola migliore e decidi che il metro di giudizio sarà la tua bimba. Se torna serena bene, se non vuole andarci significa che qualcosa non va. Non pensi mai che dietro l'angolo possa esserci l'imprevisto. Invece l'agguato si materializza una sera a cena nella faccina rosea della tua bimba che ti guarda corrucciata: «Tu sei la mamma buona, la mamma brutta, della casetta di legno, è andata via». Chi diavolo è la mamma della casetta di legno? Ho passato un mese a cercare in ogni angolo della casa, in ogni libro, in ogni dvd, una traccia, un segno, un'impronta di questa mamma cattiva. Ho censurato fiabe che hanno visto milioni di bambini, ho buttato nel cestino racconti innocenti. Sono andata dalle maestre, le ho interrogate e scrutate, poi ho guardato con odio le altre mamme casomai il pericolo venisse da fuori. Ho chiesto e richiesto. Ma non ho trovato nulla. La mia bimba non ha più parlato della mamma cattiva e anch'io lo confesso me ne ero quasi scordata. Ma appena ho letto di Firenze è ritornata la paura.