Titoli fantasma, crac e assegni falsi: inchiesta-choc sul tesoriere della Lega. E Maroni...
inchiesta del secolo xix
Un'inchiesta del Secolo XIX, affidata alla penna di Matteo Indice e Giovanni Mari, sta mettendo in imbarazzo il tesoriere della Lega Francesco Belsito, l'ex portaborse di Alfredo Biondi diventato uno degli uomini forti del Carroccio. È stato proprio Belsito, per dirne una, a decidere di investire i soldi dei rimborsi elettorali del movimento a Cipro e in Tanzania. Il quotidiano genovese ha rivelato altre cosucce sul conto del tesoriere. “Miliardi di lire spariti, amicizie pericolose, crac e assegni falsi” ha titolato mercoledì 22 febbraio, rivelando alcune operazioni finanziarie quantomeno discutibili del lumbard. Giovedì 23, invece, sono stati svelati “gli uomini di mister Belsito”, cioè gli sponsor politici che l'hanno aiutato a emergere. In più, sono stati riportati alcuni verbali di dodici anni fa e in cui il tesoriere padano affermava: «Faccio regali ai finanzieri, non è corruzione…». Gran finale venerdì 24 febbraio, con alcuni particolari gustosi sulla carriera scolastica dell'esponente leghista. Libero aveva già raccontato il mistero delle due lauree di Belsito, che non hanno valore in Italia, conseguite a Malta e Inghilterra nonostante l'interessato affermi di conoscere solo il francese. Il Secolo XIX parla addirittura di “carte falsificate e scuole fantasma”, scrivendo che i pm stanno indagando per falsificazione di atto pubblico. Non solo. Racconta dell'interessamento dei carabinieri per il diploma di Belsito, un interessamento che li ha portati ad Afragola, Napoli, dove il politico avrebbe terminato gli studi. Trasmettendo poi il pezzo di carta all'università di Genova, dove però hanno sentito puzza di bruciato bloccando la carriera del leghista, che infatti si era buttato su atenei stranieri. Le forze dell'ordine, sentendo i colleghi di Afragola, hanno appreso che il nome del tesoriere non risulta negli elenchi della scuola superiore e la firma del preside, addirittura, «non corrisponde». Un quadro quantomeno imbarazzante, che Belsito ha smentito annunciando querele. Sulla faccenda è intervenuto pure Roberto Calderoli. Che al Secolo XIX ha detto: «A me risultano ricostruzioni completamente diverse. Sia sul diploma sia su queste presunte storie di bancarotte, assegni falsi e quant'altro. E poi, in ogni caso, sono tutte storie che non erano state dimenticate chissà dove. Sono state oggetto di processi e indagini e da questa trafila Belsito ne è uscito, come avete scritto voi, pulito». Commentando le vicende relative ai fondi amministrati da Belsito investiti in Tanzania , Calderoli li ha definiti «regolari e a norma di legge sì. Ma in questo caso inopportuni: la storia ha scosso la base e abbiamo ordinato la retromarcia. Quei fondi sono tornati a casa, in Padania». E i soldi finiti a Cipro? «Senta, non lo so - ha continuato il leghista - Ma ho detto chiaramente che un'operazione come quella in Tanzania era da matti, che non si doveva fare». Alla domanda se un “matto” possa gestire la cassa, Calderoli risponde, «Questo lo decide Bossi. Così come per tutto il resto. Io ho visto le carte e ho certificato che dal punto di vista giudiziario non ci sono problemi. L'opportunità politica la decide il nostro capo». Fatto sta che nella Lega cresce l'irritazione contro Belsito. Soprattutto da parte di Roberto Maroni, che sta spingendo per nominare un nuovo tesoriere.