Battistoni alla Scala - Un brutto segnale per la musica italiana
La musica italiana, ma in che mani sta?
Sabato sera da Fazio c'era Andrea Battistoni, 25 anni, direttore d'orchestra (fenomeno, secondo alcuni uffici stampa), in Scala per le Nozze di Figaro di Mozart. Con molta più spocchia dell'umiltà dovuta all'arte e alla fortuna, e nonostante che il Corriere.it avesse già scritto “Battistoni bocciato dal pubblico”, il giovanotto ha parlato di comunione d'intenti e scintilla scattata molto presto con l'orchestra. Poi, alla domanda non so quanto innocente del Fabio nazionale sull'esito della Prima (“perché uno sta lì con l'ansia di vedere cosa succede, il loggione, gli applausi, il pubblico”), socchiudendo gli occhi come fa D'Alema quando sprezza ogni modestia, ha planato: “Bene, bene; è stata una serata meravigliosa. Meravigliosa”. Ma quando mai? So anche da professori d'orchestra che i buuuu sono stati tanti. E soprattutto so che diversi di loro non gradiscono affatto un modo di dirigere e un atteggiamento definiti simpatici quanto uno spillo sotto un piede in spiaggia (e lo spillo, confesso, nel racconto era tutt'altro). In effetti, a vederlo dirigere in tv, Battistoni ha un gesto che pare studiato allo specchio, col risultato di un autocompiacimento solitario e poco musicale. Persino il capoccia dei critici, Foletto su Repubblica (siccome qui non dirigeva, suonava o proponeva direttori Barenboim, verso il quale è talmente deferente da recensire bene anche il malfatto), ha scritto in modo veritiero di una lettura né giovane né sfrontata; di un direttore che più che possedere la partitura è solo una bacchetta che fa funzionare la macchina esecutiva, sacrificando però colori, soavità e flessuosità emotiva della musica; e infine che il tutto trotterella uggiosamente routiniero. Ergo, un disastro. Mi chiedo, allora: il sovrintendente scaligero Lissner si occupa di musica o gioca a scacchi con politica e congreghe per pararsi la cadrega? Perché qual è la differenza tra il far dirigere i propri musicisti da uno così e l'accettare (per l'invereconda legge 100/2010) che vengano umiliati con l'azzeramento della loro vita concertistica autonoma, in ragione di decine di recital già programmati in mezzo mondo? Nessuna. Gli orchestrali romani di Santa Cecilia invece, con gli occhi chiusi della dirigenza, vanno a tenere concerti per conto proprio persino nella stessa Scala, in un evento dedicato al flauto. Un recital di due di loro c'è stato anche a Ravenna, me presente. Ed è giusto così, perché basta con la lex, dura lex, sed lex: se la norma è una cazzata, massima giustizia credo sia (non nuocendo né ad alcuno né al suo interesse stesso) non rispettarla affatto. Come faccio io col badge, che non striscio in conservatorio perché sul registro ho le firme degli allievi a lezione. Si possono trattare i migliori in questo modo? Si possono avere un Battistoni in Scala (girano già voci di un Oberto verdiano nel 2013) e bacchette grandi come Roberto De Maio solo nei giri minori, Giancarlo Andretta isolato all'estero o Alberto Maria Giuri semplicemente a casa? La musica italiana, ma in che mani sta? ___________________________ www.nazzarenocarusi.org twitter@NazzarenoCarusi www.facebook.com/nazzarenocarusi www.youtube.com/nazzarenocarusi