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Tagliare i parlamentari? Non si può. Protesterebbero gli italiani all'estero

Nella commissione guidata da Dini l'ultima invenzione della casta per non tirare la cinghia.

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Le inventano davvero tutte in Senato per mettere i bastoni fra le ruote all'annunciatissimo (e che mai sarà realizzato) intento di dimezzare il numero dei parlamentari. L'ultimo ostacolo è venuto dalla commissione Affari Esteri del Senato guidata da Lamberto Dini. Il 4 ottobre scorso doveva solo fornire il suo parere al testo unificato preparato dalla commissione affari costituzionali e che a dire il vero non dimezza affatto i parlamentari ma riduce i deputati da 630 a 450 e i senatori da 315 a 250 (un taglietto). Ma anche questa versione soft non è andata giù alla commissione esteri, secondo cui sarebbero troppo pochi gli otto parlamentari e i quattro senatori eletti dagli italiani all'estero, perché- ha sostenuto il relatore Oreste Tofani (Pdl) “si avrebbe un seggio ogni 365.522 elettori per la Camera (anziché ogni 243.681 elettori) e uno ogni 656.958 elettori per il Senato (anziché uno ogni 437.972 elettori)”. Buon motivo questo per cassare anche il taglio leggero su cui ci si stava divertendo a discutere, ben sapendo che il numero dei parlamentari anche la prossima legislatura resterà identico, in barba a tutti i proclami e le promesse fatte.

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