Macchè dimezzati, le Camere al massimo diminuiranno un parlamentare su quattro
Naufraga in Senato il ddl sul taglio dei costi della politica
La matematica non deve essere il forte dei senatori, e d'altra parte non è richiesta per approdare a palazzo Madama. Però i senatori della commissione Affari costituzionali guidata da Carlo Vizzini a fare di conto proprio non riescono. Dopo settimane di discussione animata e polemica, hanno finalmente trovato l'accordo su un testo unico per realizzare il promesso dimezzamento dei parlamentari. E infatti la loro proposta è di ridurre i deputati da 630 a 450 e i senatori ancora di meno: da 315 a 250. In tutto quindi i parlamentari diventerebbero 700 contro gli attuali 945. Come dimezzamento sembra un po'zoppo, visto che resterebbe dove è il 74% degli attuali parlamentari e il taglio opererebbe solo sul 26%, risparmiando con le forbici 135 deputati e 92 senatori rispetto il dimezzamento promesso. Ma anche in questa versione da “asini in matematica”, il dimezzamento resterà comunque un sogno. Pur avendo accettato un testo a scure ridotta, più o meno tutti restano contrari. E tutti in commissione (anche il Pd) hanno applaudito il senatore Andrea Pastore quando ha tuonato: “il clima antipolitico non può essere soddisfatto con una riduzione drastica del numero dei parlamentari. Il Parlamento è l'organo costituzionale che promana direttamente dalla sovranità popolare e partecipa alla formazione di tutte le altre istituzioni: ha, dunque, una posizione di primato, oltre che di centralità, nel sistema democratico”. Il funerale dei buoni propositi di riduzione dei costi della politica è dunque in corso. Amen