Infibulazione, 35mila bambine mutilate in Italia
La società multiculturale non garantisce i diritti delle donne
Trentacinquemila bambine sottoposte a mutilazioni genitali in Italia. E altre 3mila rischiano, nonostante una legge, entrata in vigore nel 2006, punisca severamente quella pratica in uso fra le comunità originarie del dal Corno d'Africa, del Mali o dell'Egitto. Ma l'Italia non ha finora firmato la Convenzione del Consiglio d'Europa per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. Il parlamento europeo stima che 500mila donne e bambine residenti in Europa portino su di sé le conseguenze permanenti dell'infibulazione e che altre 180mila siano a rischio ogni anno. Sono cifre impressionanti, ma nulla di fronte ai 140 milioni di donne mutilate nel mondo, al ritmo di 6mila ogni mese. È uno fra i tanti contributi portati sul nostro territorio nazionale dall'ondata migratoria. Il confronto con "il diverso da noi" ci arricchisce, affermano i sostenitori della società multiculturale. Peccato che, in occasione della Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, che ricorre ogni 6 febbraio, non si siano fatti sentire in molti. Amnesty International ha lanciato un video che chiede ai leader europei di fermare il fenomeno. Molto spesso infatti, secondo la denuncia dell'organizzazione umanitaria, le bambine vengono portate all'estero durante le vacanze estive e costrette a subire la mutilazione dei genitali, garanzia del loro status sociale e della loro idoneità ad andare in spose. Pur se alcuni stati membri dell'Unione europea si sono dotati di leggi e politiche in materia, c'è ancora ampia disparità tra Stato e Stato. Insomma la società multiculturale non riesce a garantire i diritti delle donne e dei minori.