L'islam non teme la rivoluzione sessuale
La blogger egiziana che si mostra nuda sul web ha già perso la propria battaglia
Se il gesto di Aliaa Mahdy, la blogger egiziana che ha diffuso sul web le proprie fotografie dove è ritratta nuda, fosse sinonimo di libertà e di ribellione, l'Europa e gli Stati Uniti non si troverebbero di fronte alla minaccia dell'islam. Farà anche scalpore, ma non servirà a sconfiggere la misoginia e l'ipocrisia dell'islam mostrarsi senza veli e senza velo o dichiararsi atea come fa la studentessa di arte all'American University del Cairo. Eppure proprio le società occidentali, che hanno subito la rivoluzione sessuale dagli anni Sessanta del secolo scorso, si trovano ora di fronte a propagandisti musulmani che intendono creare zone franche in cui si applica la sharia. Accade a Copenaghen, ma anche a nel Regno Unito, in Belgio, in Spagna, in Francia e in Germania, dove pure la pornografia dilaga senza censure, in nome della libertà d'espressione. E in Italia, Paese dove tutto sommato la presenza cattolica va riducendosi in proporzioni meno significative rispetto al resto del Continente? Qui da noi anche il fondamentalismo avanza più lentamente. Oddio, si potrebbe fermarlo in modo più energico, mettendo fuorilegge il burqa e il niqab, per esempio. Peccato che la crisi avrà conseguenze anche all'interno delle istituzioni. Su molti altri temi eticamente sensibili, la cittadinanza e l'eutanasia fra tutti, molto probabilmente non si riuscirà a legiferare fino alla prossima legislatura. Resta da vedere se saranno soffocate anche le intuizioni del precedente ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che avevano permesso a esperti e studiosi di islam di riunirsi al Viminale per indicare soluzioni su come affrontare il nodo della convivenza fra islam e società civile. Comunque la si pensi, ora fa troppo freddo per spogliarsi. E, soprattutto, per rimanere scoperti davanti ai fondamentalisti.