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La ragazza che parlava ai Dogi

Pietra "la tunisina", una rabdomante nella Genova del Seicento, è l'eroina dell'ultimo thriller di Lorenzo Beccati

PAOLO BIANCHI
PAOLO BIANCHI

Paolo Bianchi è nato a Biella nel 1964. Ha pubblicato "Avere trent'anni e vivere con la mamma" (Bietti, 1997), "Uomini addosso" (ES, 1999), "Il mio principe azzurro" (ES, 2001, con Igor Sibaldi), "La repubblica delle marchette" (Stampa alternativa 2004, con Sabrina Giannini), "La cura dei sogni" (Salani, 2006), "Per sempre vostro" (Salani, 2009), "Inchiostro antipatico. Manuale di dissuasione dalla scrittura creativa (Bietti, 2012). Ha scritto per riviste e quotidiani, fra questi ultimi "Il Foglio". "Il Giornale" e, dal marzo 2010, "Libero". Lavora anche come traduttore letterario.

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Lorenzo Beccati Foto: Lorenzo Beccati
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Lorenzo Beccati negli anni ha dimostrato di essere uno fra i più eclettici scrittori italiani. È passato dal genere umoristico al thriller storico intinto di noir, ha fatto un'incursione l'anno scorso in un campo di satira e di denuncia sociale con l'amaro è terribile Opinioni di un altro clown (Cairo). Adesso è tornato al giallo ambientato nel passato riproponendo il personaggio di Pietra, una ragazza acuta, sedicente “rabdomante”, che si muove nella Genova di inizio Seicento. L'ombra di Pietra è una ricostruzione storica sapiente e dettagliata, con cui Beccati ci proietta in una grande capitale dell'economia e dei commerci, nella città dei Dogi, di piazza Banchi dove avevano sede, i primi e più potenti istituti di credito del mondo, in mezzo al popolo analfabeta e dinamico che sopravvive e vive, tra le dimore signorili e i carruggi-labirinto dietro ogni angolo dei quali si può celare la minaccia di un agguato. Due sono i fili conduttori della trama: una figura vestita di nero e con il volto coperto, detta la Poiana, commette una serie di omicidi per strangolamento; qualcuno manomette una tela di Pieter Paul Rubens (che effettivamente soggiornò a Genova, disegnandone le architetture dei palazzi, da cui fu affascinato) e addirittura rapisce il pittore fiammingo trattandolo con una durezza feroce e inspiegabile. Ecco, la violenza e la crudeltà sono temi dominanti di una scrittura paratattica, che procede per frasi veloci e spezzate, con sterzate continue nella direzione di imprevisti e colpi di scena. La protagonista, Pietra, si finge dotata di poteri soprannaturali, quando in realtà è fornita di capacità razionali e deduttive degne dei più raffinati investigatori. Ma con astuzia e tenendo un profilo basso, si muove in un mondo dominato da maschi prepotenti e senza scrupoli. La chiamano “tunisina” perché è stata allevata in Africa da genitori adottivi, eppure lei si sente pienamente genovese. Addirittura a un certo punto si imbatte in una vecchia micragnosa che sostiene di essere la sua vera madre. Tra omicidi, torture, punizioni corporali, l'affresco genovese di Beccati è immerso in una poltiglia di fango e di sangue. Sembra di essere immersi, quasi a livello olfattivo, in quella società ingiusta, stratificata, ma anche autenticamente popolare da cui scaturiscono i peggiori istinti, ma anche slanci spirituali verso l'arte e il bello. La soluzione di un enigma, anzi di più enigmi, passa attraverso il talento di questa ragazzina dallo sguardo tanto disincantato quanto acuto. È lei, e non l'ottuso Bargello, capo delle guardie dei Doria, a intuire quello che sta succedendo e a suggerire, talvolta inutilmente, il modo di prevederne le sciagurate conseguenze. Un'eroina, insomma, dei suoi e dei nostri tempi, in quanto portatrice di valori universali: l'intelligenza, la sensibilità, la capacità di amare, il senso di giustizia. Vi conquisterà.   L'ombra di Pietra, edizioni DeA/Planeta, pp. 288, euro 16.

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