La ragazza che parlava ai Dogi
Pietra "la tunisina", una rabdomante nella Genova del Seicento, è l'eroina dell'ultimo thriller di Lorenzo Beccati
Lorenzo Beccati negli anni ha dimostrato di essere uno fra i più eclettici scrittori italiani. È passato dal genere umoristico al thriller storico intinto di noir, ha fatto un'incursione l'anno scorso in un campo di satira e di denuncia sociale con l'amaro è terribile Opinioni di un altro clown (Cairo). Adesso è tornato al giallo ambientato nel passato riproponendo il personaggio di Pietra, una ragazza acuta, sedicente “rabdomante”, che si muove nella Genova di inizio Seicento. L'ombra di Pietra è una ricostruzione storica sapiente e dettagliata, con cui Beccati ci proietta in una grande capitale dell'economia e dei commerci, nella città dei Dogi, di piazza Banchi dove avevano sede, i primi e più potenti istituti di credito del mondo, in mezzo al popolo analfabeta e dinamico che sopravvive e vive, tra le dimore signorili e i carruggi-labirinto dietro ogni angolo dei quali si può celare la minaccia di un agguato. Due sono i fili conduttori della trama: una figura vestita di nero e con il volto coperto, detta la Poiana, commette una serie di omicidi per strangolamento; qualcuno manomette una tela di Pieter Paul Rubens (che effettivamente soggiornò a Genova, disegnandone le architetture dei palazzi, da cui fu affascinato) e addirittura rapisce il pittore fiammingo trattandolo con una durezza feroce e inspiegabile. Ecco, la violenza e la crudeltà sono temi dominanti di una scrittura paratattica, che procede per frasi veloci e spezzate, con sterzate continue nella direzione di imprevisti e colpi di scena. La protagonista, Pietra, si finge dotata di poteri soprannaturali, quando in realtà è fornita di capacità razionali e deduttive degne dei più raffinati investigatori. Ma con astuzia e tenendo un profilo basso, si muove in un mondo dominato da maschi prepotenti e senza scrupoli. La chiamano “tunisina” perché è stata allevata in Africa da genitori adottivi, eppure lei si sente pienamente genovese. Addirittura a un certo punto si imbatte in una vecchia micragnosa che sostiene di essere la sua vera madre. Tra omicidi, torture, punizioni corporali, l'affresco genovese di Beccati è immerso in una poltiglia di fango e di sangue. Sembra di essere immersi, quasi a livello olfattivo, in quella società ingiusta, stratificata, ma anche autenticamente popolare da cui scaturiscono i peggiori istinti, ma anche slanci spirituali verso l'arte e il bello. La soluzione di un enigma, anzi di più enigmi, passa attraverso il talento di questa ragazzina dallo sguardo tanto disincantato quanto acuto. È lei, e non l'ottuso Bargello, capo delle guardie dei Doria, a intuire quello che sta succedendo e a suggerire, talvolta inutilmente, il modo di prevederne le sciagurate conseguenze. Un'eroina, insomma, dei suoi e dei nostri tempi, in quanto portatrice di valori universali: l'intelligenza, la sensibilità, la capacità di amare, il senso di giustizia. Vi conquisterà. L'ombra di Pietra, edizioni DeA/Planeta, pp. 288, euro 16.