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Formaggi, latte e carne: il Parlamento europeo chiede l'etichetta trasparente

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Il Parlamento europeo torna a chiedere con forza e l'etichetta d'origine per latte, formaggi e carne trasformata. La pronuncia è indirizzata alla Commissione Ue cui spetta il compito di avviare l'iter per la modifica del regolamento sull'etichettatura. L'assise di Strasburgo ha approvato con 422 voti favorevoli, 159 contrari e 68 astensioni una risoluzione non vincolante che chiede di rendere obbligatoria «l'indicazione del Paese d'origine o del luogo di provenienza per tutti i tipi di latte, di prodotti lattiero-caseari e per quelli a base di carne». Di più l'Europarlamento chiede anche alla Commissione e agli Stati membri di «valutare la possibilità di estendere l'indicazione obbligatoria del Paese d'origine ad altri prodotti alimentari mono-ingrediente o con un ingrediente prevalente». La pronuncia, che non comporta nulla sul piano pratico visto che l'iniziativa spetta a Bruxelles, è comunque importante perché riapre il confronto sulla trasparenza a tavola tra le istituzioni europee sulle categorie di alimenti più soggette all'equivoco che inganna i consumatori sulla reale origine degli ingredienti. Penso soprattutto ai formaggi e ai salumi, ai sughi di carne ma pure ai gelati. Vale a dire tutta quell'area grigia di referenze alimentari fatte soprattutto a partire da materie prime straniere. Ma sotto etichette italianissime. Fra i 159 eurodeputati che hanno detto no alla risoluzione non ci sono per fortuna italiani. Hanno votato contro, quasi in blocco, tedeschi, olandesi, svedesi, danesi e polacchi del Partito popolare europeo, quello di Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione. A riprova che Berlino e gli alleati non vogliono i cibi trasparenti, per continuare a venderci le materie prime che la nostra industria «trasforma» in made in Italy.

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