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Star e dirigenti Rai, un tetto ai compensi. Sarebbe l'ora

E l'Ocse boccia la tv di Stato

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Anche  l'Ocse, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico,  si è iscritta al partito di coloro che vogliono privatizzare la Rai. E lo ha fatto con una dichiarazione che ha tutto il sapore del monito, di quelli che non puoi prendere sottogamba, al punto da cogliere tutti in contropiede. A partire dall'esecutivo guidato da Mario Monti,  particolarmente sensibile alle indicazioni dell'Europa e, più in generale, delle organizzazioni economiche internazionali. Secondo l'Ocse, infatti,  l'Italia deve ridurre la proprietà dello Stato «specialmente nei settori dei media televisivi, dei trasporti, dell'energia e dei servizi locali». Tralasciando il comporto dei servizi, di cui ci occupiamo in altra parte del giornale, parlare di media nelle «mani dello Stato» vuol dire Rai. L'emittente di viale Mazzini è controllata dal Tesoro, mentre la politica, attraverso la commissione di Vigilanza, nomina il consiglio di amministrazione. Più Stato di così.  E proprio per questa ragione l' Ocse bacchetta il nostro Paese sostenendo che l'Italia «non ha ancora intrapreso azioni significative» nel campo delle liberalizzazioni. La polemica di questi giorni sul canone speciale, che l'esecutivo avrebbe voluto estendere anche ai computer e ai cellulari di nuova generazione, rinfocolando  l'avversità degli italiani nei confronti del tributo più odiato, è la dimostrazione che un  intervento è necessario. In molti, ormai, si chiedono  se abbia ancora senso la proprietà pubblica di un operatore televisivo. E l'indicazione dell'Ocse potrebbe servire ad accelerare il processo di liberalizzazione.    In attesa di capire quale sarà la risposta del governo alla sollecitazione dell'organizzazione economica impegnata a Città del Messico a presentare il rapporto mondiale sulla crescita, nell'ambito del G20 finanziario, c'è chi va chiedendo una vera e propria moratoria per i compensi delle star, tipo Fabio Fazio che guadagna 2 milioni di euro all'anno per rifilarci le sue monie e ruffianerie all'ospite di turno nel week end,  e dei dirigenti Rai. I parlamentari del Pdl, il deputato Fabio Rampelli e il senatore Alessio Butti, membri della commissione di Vigilanza sulla Rai, hanno  presentato una risoluzione per chiedere all'organo parlamentare di «assumere adeguate iniziative» per il contenimento «dei compensi per tutti i professionisti esterni all'azienda». Insomma un vero e proprio tetto ai cachet delle star, visto quanto avvenuto con Celentano a Sanremo, costato alla Rai 700mila euro. Ma non ci sono solo le star. Gli esponenti del Pdl mirano anche a ridurre i compensi dei manager e delle figure apicali dell'azienda «sulla scorta di quanto già fatto dal'attuale governo» per i manager pubblici. «La Rai deve dare l'esempio», spiegano Rampelli e Butti, visto il «momento di grave crisi economica e di crescente difficoltà delle famiglie. In questa logica si stanno orientando Palazzo Chigi, il parlamento, e le aziende partecipate dello Stato», sostengono gli esponenti azzurri, «anche in applicazione degli indirizzi dati dallo stesso parlamento al governo sui grandi compensi ai manager di stato». Della questione dei compensi, con tutta probabilità, i due parlamentari del Pdl  ne avranno occasione di parlare con i diretti interessati visto che mercoledì prossimo la commissione di Vigilanza ha deciso di sentire il direttore generale della Rai, Lorenza Lei, e il presidente Paolo Garimberti. Sul tavolo tutti i temi caldi legati alla tv pubblica, a partire dalle polemiche su Sanremo, alla luce della decisione di attivare il comitato etico aziendale per valutare le violazioni del molleggiato.

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