E il cda ora vuole far pagare il conto al Minzo
L'Agcom contro Silvio
Non aspettavano altro. E ora che l'Agcom ha battuto il colpo sperato, addirittura superiore alle attese, il blitz anti Minzolini può finalmente partire. Obiettivo dichiarato far pagare di tasca propria al direttore del Tg1 le sanzioni che l'Authority ha inflitto alla Rai, nonostante le osservazioni presentate dalla direzione della testata, che ribaltato completamente i dati sui quali si sono basati i commissari del'Agcom. Un'idea, quella della rivalsa sul direttore di testata, che i consiglieri di amministrazione della tv pubblica indicati dalla sinistra andavano accarezzando da tempo, con il pieno sostegno dell'Usigrai, ma che non erano mai riusciti a portare in Cda. Ora che al posto di Mauro Masi - andato a guidare la Consap - c'è Lorenza Lei e il filo del dialogo fra il direttore generale e il presidente del consiglio di amministrazione, Paolo Garimberti, si è saldamente riannodato, ecco che il cda di domani si occuperà della questione. L'ordine del giorno della seduta è stato integrato da questo argomento all'ultimo minuto. A sollevare la questione della «responsabilità personale» sarà Nino Rizzo Nervo, consigliere di opposizione, forte del supporto di Carlo Verna, segretario dell'Usigrai, che ha avanzato la stessa richiesta. Vista la posizione di aperta rottura nei confronti di Minzolini assunta dagli esponenti di sinistra del vertice Rai, quanto spazio dedicheranno i consiglieri alle osservati presentate all'Agcom da parte della direzione del Tg1? Osservazioni tutt'altro che irrilevanti. «L'intervista di 3 minuti e 33 secondi del presidente del Consiglio è stata seguita nei giorni successivi da un'intervista a Nichi Vendola (riferimento a livello nazionale del candidato al ballottaggio di Milano Pisapia) di due minuti e 17 secondi», si legge nella nota della direzione del Tg1, «e di Antonio Di Pietro (riferimento a livello nazionale del candidato al ballottaggio di Napoli De Magistris) di un minuto e 35 secondi. Per cui è stato seguito un criterio equo e rispettoso del pluralismo e della par condicio». Criterio che né l'Agcom né il cda della Rai, sembrano disposti a recepire, «Nei tre giorni precedenti l'intervista, in tutte le edizioni del Tg, secondo l'Osservatorio di Pavia (l'istituto a cui la Rai deve fare riferimento su indicazione della Commissione parlamentare di vigilanza ndr)», sostiene la direzione del Tg1, «il governo aveva avuto il 13,4% e la maggioranza il 22,6% con un dato quindi governo più maggioranza del 36%. Nello stesso periodo l'intera opposizione ha avuto il 58,6%. Il giorno dell'intervista era necessario un riequilibrio generale dei dati che a quel momento erano palesemente a favore dell'opposizione». e. pa.