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Sgarbi battuto dallo share e dalla voglia di strafare

Il vero show la conferenza stampa

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«Guarda Vittorio, guarda che roba», dice il collega del Corriere della Sera, Paolo Conti, porgendo a Sgarbi il suo Blackberry. E Vittorio si toglie gli occhiali, fa riposare per qualche minuto le corde vocali fatte vibrare per una conferenza stampa fiume, torrenziale quanto il programma, e resta stupito. Noi no. Anzi ci saremmo stupiti del contrario. Ieri mattina il sito on-line del Corriere è stato preso letteralmente d'assalto per seguire in diretta la conferenza stampa di Sgarbi, facendo, forse, più share della trasmissione su Rai Uno. «Di certo è stata più briosa e interessante di quanto visto in televisione», dicono i messaggi che arrivano sui telefonini di tutti, compreso quello di Sgarbi. Ecco basterebbe forse questo per capire cos'è che non ha funzionato mercoledì sera su Rai Uno, o per certificare il fatto che Sgarbi ha voluto troppo anche da sé stesso. la dittatura dello share “Ora ci tocca anche Sgarbi” ha fatto registrare l'8.27% di share con poco più di due milioni di telespettatori. Pochi per un esordio tanto atteso quanto contrastato. Sufficienti per chiudere la trasmissione. Senza se e senza ma, come ha chiarito in serata la direzione di Rai Uno, escludendo la possibilità che possano andare in onda sulla rete ammiraglia ulteriori puntate del programma. Il direttore Mauro Mazza, alla richiesta del critico di avere una seconda chance ha risposto scherzosamente: «Caro Vittorio, Rai Uno ha già dato. Grazie, basta così». Ma davvero può bastare? Davvero Sgarbi si accontenta di una onorevole fine? «Pensavo ad un risveglio diverso, invece di un matrimonio è stato un funerale ed è difficile capirne le ragioni», dice Sgarbi, «Chi l'ha visto e Melania sono di interesse superiore rispetto alla difesa del paesaggio. Forse sul paesaggio dovevamo fare una puntata di Chi l'ha visto». Fatto salvo il ragionamento di fondo, la cultura non vale meno della cronaca, finalmente arriva l'ammissione di colpa, senza dimenticare le forti note polemiche. «È colpa mia. Ho sbagliato io a imporre un meccanismo narrativo non da prima serata», ammette il critico d'arte, «la Rai vuole il giallo di Avetrana, le escort di Berlusconi, gli omicidi, non è interessata alla cultura. Ho ricevuto 500 messaggi tutti positivi: a qualcuno quel modello è piaciuto»,  spiega ancora l'esperto d'arte, «e forse il mio spazio potrebbe essere di notte, prima di Marzullo. Posso solo dire che potevano essere diversi i ritmi, non potevano essere diversi i contenuti». Il suo contratto con la Rai resta in essere, da capire come viale Mazzini vorrà utilizzarlo. E morto il programma non Sgarbi. La polemica sui costi Nonostante l'ammissione di responsabilità, il capitolo costi prende il sopravvento sui contenuti. «I costi della mia trasmissione sono i costi della cultura. Anche Pompei costa. Purtroppo la cultura costa e costa anche in televisione. Non è Chi l'ha visto». E poi c'è Berlusconi, anche quando un programma non si occupa di lui. Perché al termine della diretta il critico televisivo, accompagnato da tutta la redazione, è andato a Palazzo Grazioli «per un brindisi, una festa a casa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi». Di più. «Berlusconi», ha raccontato Sgarbi, «era compiaciuto per la trasmissione. Ha fatto alcune osservazioni tecniche, da uomo di televisione, sul programma». Già, però non  aveva visto gli ascolti. E di fronte a quelli anche il premier deve aver preferito la conferenza stampa al programma, offrendo a Michele Santoro il destro per la solita puntura velenosa: «Mai brindare prima di aver visto gli ascolti». In tv, però, mai dire mai.      

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