La guerra di Italo e la battaglia di Dago
Bocchino se la prende con i giornalisti
Italo Bocchino ci ha preso gusto. Con estrema disinvoltura ha denunciato per stalking decine di giornalisti di «Libero» e del «Giornale», colpevoli di essersi occupati di lui. Evidentemente non gli piace che qualcuno frughi nella sua vita. Ma se la vita è quella degli altri, in particolare quella del premier, allora le cose cambiano radicalmente. Altroché se cambiano. Dagospia, però, non ci sta. Il sito gossiparo di Roberto D'Agostino ha ingaggiato un vero e proprio corpo a corpo mediatico-giuridico con il delfino di Fini, senza esclusione di colpi. Prima ha reagito agli attacchi su presunte azioni ricattatorie, poi ha pensato bene di ricostruire i dettagli del Noemi-gate e di come si è arrivati a far diventare una innocente serata in un vero e proprio caso di Stato. Caso nel quale il falco finiano avrebbe un ruolo non di secondo piano. «Il 27 aprile 2009», si legge sul sito di Roberto D'Agostino, «su diretta imboccata di Bocchino Dago scrive: “Che ci faceva ieri sera, in gran segreto, il reuccio di Arcore a Napoli? Ah, saperlo...”». E dunque l'inizio del Noemi-gate porta la firma del deputato di Futuro e Libertà, ex gola profonda di Dagospia. Subito dopo il quotidiano «la Repubblica» inizia a occuparsi del caso, prima con un pezzo ordinario, per passare poi ad una vera e propria campagna stampa, tesa a demolire il premier. «Qualcosa non quadra», continua Dagospia, «e se fosse stato Bocchino a chiamare anche Repubblica?». Ipotesi tutt'altro che peregrina. Piccolo promemoria. Tra il 27 e il 28 aprile del 2009 Repubblica apprende “casualmente” la notizia della festa di Noemi. La giornalista Conchita Sannino l'avrebbe captata al bar della Prefettura di Napoli, ascoltando un colloquio tra funzionari. Il Corriere del Mezzogiorno, intanto, ha rintracciato la stessa Noemi e l'ha pure intervistata. Dagospia sulla base della “soffiata” di una fonte molto informata e tutta romana, già molte ore prima che la notizia uscisse sui giornali aveva lanciato il sasso nello stagno. Basta questa ricostruzione, fatta dallo stesso D'Agostino per capire come sia difficile, ma non impossibile, da sciogliere il nodo vero: «chi ha voluto che di quella festa si occupassero i giornali?». Occhio, Italo, anche tu potresti essere denunciato per stalking. Da Silvio però.