Erdogan ammazza i curdi, nostri alleati anti ISIS. Ma gli europei sanno che non basterà una reazione parolaia?
Nel Blog sul ritiro dei soldati dalla Siria del 9 ottobre (https://www.liberoquotidiano.it/blog/glauco-maggi/13513603/la-turchia-la-siria-e-la-guerra-dei-repubblicani-contro-trump.html) avevo enfatizzato l'aspetto politico domestico della decisione , rimarcando che Trump ha in mente le elezioni del 2020 e sa che il popolo USA e' diventato ostile alle guerre dopo Afghanistan, Iraq, Libia, Siria… Alla luce dei fatti di questi primi 5 giorni di invasione turca, per completezza di giudizio ritengo doveroso ora esporre cio' che ho pensato in passato, e penso ora, sulla questione curdo-turca e su Erdogan. Oggi si assiste ad una partecipazione popolare, in Europa, al dramma dei curdi siriani, soprattutto in relazione alla possibilita' che sia l'ISIS a trarre beneficio. Dunque, io ero con i curdi contro Saddam in Iraq, d'accordo con Bush che li difendeva con gli aerei USA (e Bush l'imperialista era odiato dai ‘filo-curdisti' di oggi). Io ero contro Erdogan quando aiutava le ONG di sinistra a sfondare il blocco navale con cui Israele voleva impedire che arrivassero a Gaza armi e terroristi a sostegno di Hamas ed Hetzbollah (e gli anti Erdogan di oggi applaudivano allora il suo filo terrorismo perche' era pro-islamico-palestinese e antiebraico). Oggi io resto contrarissimo a Erdogan che invade e ammazza i curdi, nostri alleati anti ISIS, e sono d'accordissimo con i generali USA e i conservatori repubblicani (praticamente tutti, con varia tonalita' in Congresso, escluso il libertario Rand Paul) che hanno cercato invano di far retrocedere Trump dalla sua decisione pilatesca. Ottimo che adesso in Italia, e in Europa, ci sia una sollevazione in difesa dei curdi e di condanna della Turchia. Ma lo sanno, gli europei, che non ci potra' essere soltanto una reazione parolaia? Un bel voto di censura a Bruxelles? Sanno che alzando il volume della critica a Erdogan, e attaccando il Trump “pacifista”, si trovano sulla stessa linea dei generali USA (Jim Mattis si era dimesso da ministro della Difesa proprio perche' Trump aveva preannunciato il disimpegno in Siria ) e dei conservatori del GOP, e non solo di pasta neo-con, dal leader del Senato Mitch McConnell a Ted Cruz a Lindsay Graham? Se Trump, spinto dagli eventi sanguinosi sul teatro dell'occupazione turca e dal rischio, finora da lui irresponsabilmente sottovalutato, della rinascita dell'ISIS nella regione, dovesse mai fare autocritica (non sarebbe il primo flip-flop) e si convincesse a reagire, sanno gli europei che il solo applaudire dalla poltrona il vecchio film "Arrivano i Nostri" (cioe' i marines americani) sarebbe ridicolo? E fasullo? Trump ha gia' fatto notare che il medio oriente e le sue beghe sono attaccati al Mediterraneo e all'Europa, molto piu' di quanto non tocchino gli interessi degli Stati Uniti. Cio' significa che il presidente “America First” sara' fermo nel pretendere una compartecipazione diretta in un'eventuale confrontation con la Turchia, che non e' peraltro prevedibile dopo che, domenica, Trump ha ordinato il ritiro delle truppe da tutta la Siria settentrionale, non solo la cinquantina di soldati previsti qualche giorno fa. E' lo stesso argomento della parita' tra alleati che Trump ha usato quando ha chiesto (e limitatamente ottenuto) l'aumento dei contributi ai bilanci militari degli altri membri della Nato per pareggiare l'impegno USA e rispettare gli accordi Nato sul 2%. Sapranno, i difensori europei dei curdi, seguire almeno Trump sulla strada delle sanzioni economiche alla Turchia? La Casa Bianca aveva minacciato di imporle, se Erdogan avesse superato certi limiti di criminalita' bellica. “Distruggero' la loro economia, se nella mia insuperata saggezza decidero' che sono andati oltre”, aveva twittato Trump (con autoironia? con genuina megalomania?). Il primo passo americano, dunque, potrebbe essere imminente: venerdi' scorso Trump ha firmato l'ordine esecutivo, annunciato poi dal ministro del Tesoro Usa Mnuchin, per imporre pesanti sanzioni ad Ankara. Sta a Trump ora dare il via operativo, e sarebbe il minimo. di Glauco Maggi