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Tra i democratici scoppia la bomba dell'impeachment: sono già spaccati

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Tra i Democratici e' scoppiata la bomba dell'impeachment. Nancy Pelosi, numero 1 del partito essendo Speaker della Camera, che e' il ramo del Congresso costituzionalmente deputato ad avviare la procedura, ha detto in una intervista al The Washington Post Magazine, “Io non sono a favore dell'impeachment”. E ha aggiunto: “Questa e' una notizia. Non ho mai detto una cosa simile ad alcun reporter prima di adesso. Ma poiche' lei me lo ha chiesto, e io sto pensando da tempo a questa questione, l'impeachment e' una azione tanto divisiva per il paese che, a meno che non ci sia qualcosa di cosi' convincente e dominante e bipartisan, non credo che dovremmo incamminarci su quella strada perche' spacca in due il paese. Semplicemente, non ne vale la pena”. No, non e' che Nancy abbia avuto un ripensamento sull'opinione che ha di Donald. Alla domanda se ritiene che Trump abbia le qualita' per fare il presidente, Pelosi ha risposto duramente. “Di che cosa stiamo parlando? Se e' adatto eticamente? Intellettualmente? Se ha la curiosita' necessaria? No, no  e no. Credo proprio che non sia adatto”. La presa di posizione della leader DEM e' la dimostrazione che dopo due anni di inchieste del procuratore speciale Bob Mueller e delle commissioni investigative dei due rami del congresso sul Russiagate, nulla di significativo e' venuto a galla che possa portare a una incriminazione del presidente, e della sua campagna. Il rapporto finale del procuratore Mueller dovrebbe essere  consegnato entro qualche giorno, o qualche settimana al massimo, al nuovo ministro della Giustizia William Barr, entrato in carica un mese fa con la conferma del voto dei senatori. Barr decidera' se renderlo pubblico tutto o un parte, ma e' ragionevole pensare che dallo staff di Mueller, composto di una dozzina di avvocati vicini e in qualche caso finanziatori dei Democratici, siano gia' arrivate informazioni indicative del livello di compromissione, o di non compromissione,  del presidente nell'affaire russo. Pelosi, insomma, se ha parlato come ha parlato, lo ha fatto perche' ha gia' probabilmente capito che non uscira' la pistola fumante indispensabile per portare sulla barca dell'impeachment l'opinione pubblica americana. Solo in questo caso, come fu per Nixon, la maggioranza dei parlamentari repubblicani si rivolterebbe a Trump. Per avere 67 voti, i due terzi del Senato, disposti a cacciare il presidente, servono numericamente oltre una ventina di Repubblicani oltre ai 47 DEM, ma e' il “vento politico” quello che conta. Pelosi sa bene che iniziare la procedura di impeachment ora significa farne il tema decisivo della imminente campagna per la riconferma del presidente. E se il partito Democratico passa per quello che vuole eliminare un presidente avversario senza prove schiaccianti di colpevolezza fa un enorme regalo al GOP. I repubblicani avrebbero un argomento validissimo per la campagna del 2020: difendere un presidente eletto democraticamente da un tentativo di “colpo” per mano della fazione DEM del Congresso. E' anche significativo che la bomba di Pelosi sia esplosa una settimana dopo che la Commissione Giudiziaria della Camera, che da gennaio e' controllata dei DEM e ha la giurisdizione sull'impeachment, ha richiesto documenti a oltre 80 persone legate a Trump per motivi familiari, o di affari, quale base per una indagine a tutto spiano per trovare prove di ostruzione di giustizia e di abuso di potere del presidente. E mentre altre commissioni DEM stanno indagando su possibili reati di finanziamento illegale alla campagna di Trump (i soldi dati alla spogliarellista Stormy per zittirla sulla loro relazione). L'assedio dei DEM al presidente e' insomma in atto, e il partito e' diviso. “Per me non e' una questione del se, ma del quando”, ha detto alla CNN John Yarmouth. La deputata Rashida Tlaib, musulmana, ha organizzato un rally a Capitol Hill di sostenitori dell'impeachment qualche settimana fa, e la collega Maxine Waters, nera californiana, ha parlato della necessita' della procedura in varie interviste. Due altri deputati, Al Green e Brad Sherman hanno gia' scritto gli articoli per l'impeachment fin da dicembre 2017 e li hanno messi ai voti quando la Camera era in mano al GOP: la mozione era stata bocciata da 364 voti contrari, ma 58 deputati erano gia' a favore allora. Oggi i DEM hanno una larga maggioranza, e il numero dei pro-impeachment e' sicuramente aumentato. Alexandria Ocasio Cortez, una delle reclute radicali, ha detto papale papale: ”Non sono d'accordo con la Pelosi, ma lei e' la Speaker. Vedremo…”.  E il miliardario liberal Tom Steyer, Democratico esterno che aveva accarezzato l'idea di correre per la Casa Bianca, ha rinunciato preferendo finanziare una campagna di decine di milioni di dollari per creare consenso popolare per l'immediato avvio della procedura.   Glauco Maggi

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