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2019, fuga da Alexandria Ocasio Cortez

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Adesso e' tutto un fuggi-fuggi. Nel partito Democratico c'e' una corsa, pelosa, di molti candidati presidenti che hanno paura di essere etichettati come “socialisti”. Mentre Bernie Sanders, che e' stato per anni il solitario e autodichiarato socialista in Congresso, espone con orgoglio il brand che lo ha portato a sfiorare la nomination Democratica nel 2016, altri cominciano a vedere il pericolo di arrivare davanti all'elettorato bollati come seguaci del gruppo organizzato dei Socialisti-Democratici guidati da Alexandria Ocasio-Cortez, il cui nome si identifica con il suo programma radicale “Green New Deal”. Pero' c'e' lo scoglio delle primarie, e quindi e' tempo di contorsioni. L'ex governatore del Colorado, ed ex imprenditore di buon successo che si fece da se', John Hickenlooper, sceso in campo la scorsa settimana ha detto a CBS Tv che “assolutamente respinge” l'etichetta di Democratico Socialista. “Sono felice di dire che io sono un capitalista ma penso che a un certo punto le etichette non fanno altro che dividerci”, ha pero' aggiunto. “Cio' che sto cercando di costruire con la mia campagna e' di dire che come paese dobbiamo smettere di trovare ogni scusa per dividerci e che dobbiamo cominciare a lavorare insieme”. Anche la senatrice Elizabeth Warren, che pure ha presentato un progetto di legge in Senato in cui propone che nei consigli di amministrazione delle grandi aziende il 40% dei posti sia dato ai sindacati espropriando gli azionisti, ha risposto “no” alla domanda dei giornalisti ad un convegno in Texas se si sente “socialista”. Ma ha aggiunto: “I centristi devono dire chiaro che cosa stanno facendo loro. Cio' di cui posso parlare io e' che cosa sto facendo io. Quello che posso dire e' cio' in cui credo io. C'e' un sacco di cose che si possono guadagnare dai mercati. I mercati creano opportunita'”. Vedi il Texas. L'ex deputato DEM del Maryland John Delaney, lui pure un candidato, in un articolo di commento per la CNN ha scritto che “il socialismo non e' la risposta. Nella sua forma pura e' un modello economico cattivo ed e' l'approccio politico sbagliato”. Beto O' Rourke, che come titolo ha quello di aver perso la corsa al Senato contro il repubblicano Ted Cruz lo scorso novembre in Texas, ma coltiva il sogno di essere eletto presidente dagli americani nel 2020, ha dichiarato di essere un “capitalista”. Pero', ha spiegato ai giornalisti di El Paso, “non vedo come saremo in grado di affrontare le sfide fondamentali che abbiamo davanti come paese senza controllare e imbragare il mercato”. Kamala Harris, senatrice nera della California, durante una visita in New Hampshire per prepararsi alle primarie di quello Stato notoriamente libertario, ha chiarito “io non sono una Democratica Socialista”. Attraverso i loro portavoce, i senatori Cory Booker (New Jersey) e Kirsten Gillibrand (New York), scesi ufficialmente in corsa, avevano affermato alla Associated Press l'anno scorso che “non si considerano Democratici Socialisti”. Qualche giorno fa la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar, fresca di annuncio della sua candidatura, ha detto di “non essere socialista” in una intervista alla MSNBC. Il problema della affiliazione o meno al socialismo, tra i Democratici, tiene banco e si fara' esplosivo via via che si completera' il lotto degli sfidanti. Il nome piu' grosso che manca all'appello e' quello di Joe Biden, il tradizionale Democratico dell'establishment che viene visto come la carta piu' sicura per rappresentare il centrismo residuo all'interno di un partito sempre piu' tinto di rosso. Il piu' recente sondaggio condotto tra gli elettori DEM ha dato proprio Biden in testa, con il 27%, anche se non ha ufficializzato che correra'. Immediatamente dietro di lui, con il 25%, c'e' il socialista senza se e senza ma Bernie Sanders. Se la polarizzazione tra i due quasi ottantenni si confermera' nei sondaggi dei prossimi mesi assisteremo a tante capriole ideologiche dei candidati piu' giovani, di seconda fila, in disperato bisogno di emergere dal branco. “Socialisti si'” o “socialisti no”? Non ci sara' un sano e chiaro clima manicheo, comunque, perche' il vento dell'est di Alexandria e di Bernie soffia sul fuoco dell'entusiasmo dei militanti e attivisti che dominano nelle primarie, e spinge a sinistra. I Democratici sono un partito che si sta dividendo tra filo-socialisti sempre piu' fieri e filo-capitalisti sempre piu' intimiditi e vergognosi di esserlo.

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