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Effetto shutdown, Trump a picco nei sondaggi ma... Quello che non hanno capito i socialisti dem

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Dopo l'autogol dello shutdown di 35 giorni, Trump sta affondando nei sondaggi, con la media curata da RCP che gli da' oggi il 40,5% di favorevoli e il 55% di contrari: un distacco di quasi 15 punti assai difficile, se non impossibile, da colmare. Nel GOP, tuttavia, non sta emergendo alcun personaggio che voglia sfidarlo nelle primarie, malgrado ci sia una piccola pattuglia di Never Trump che lo osteggiava prima della sua vittoria e continua a osteggiarlo. Tra i repubblicani, anche se calante, la percentuale che lo sostiene e che dice che lo votera' ancora nel 2020 e' infatti dell'80%. E cio' rende inimmaginabile uno sfidante interno, a meno che il rapporto ‘Russiagate' dello speciale procuratore Bob Mueller, in imminente uscita, non accusi il presidente di collusione con Putin e lo costringa a dimettersi o a subire l'impeachment. La chiara situazione di obiettiva difficolta' politica in cui si trova il presidente, pero', sta contemporaneamente creando il caos nell'opposizione. La sovraeccitazione e' evidente nella corsa alle candidature, quasi una quarantina, da ogni angolo dei DEM. Ci sono senatori, sindaci, governatori, e nel sottopartito della diversita' spiccano tante donne, neri e ispanici, il primo gay dichiarato. Per battere un miliardario, ne sono scesi in campo due. Mike Bloomberg, che da Indipendente si e' iscritto qualche settimana fa ai Democratici per partecipare alle primarie. E Howard Schultz, l'ex Ceo di Starbucks che ha fatto il contrario: dopo essere stato iscritto ai Democratici tutta la vita, ha annunciato ieri che correra' da Indipendente, con un terzo partito. Bloomberg ha subito criticato la mossa del suo collega “paperone” dicendo: “Nel 2020, la grande probabilita' e' che un Indipendente provocherebbe la spaccatura nel voto anti Trump e finirebbe con il rieleggere il presidente”. “Howard Schultz non ha il fegato per correre per la Presidenza”, lo ha provocato con un tweet Trump, che in cuor suo ci spera. La singolare tenzone tra Mike e Howard non e' solo la manifestazione del colossale ego che alberga nei miliardari in eta' da pensione, dopo che l'exploit di Donald ha sdoganato la categoria. La discesa in campo dei due, pur con l'opposta scelta tattica di stare dentro o fuori il partito, e' la prova che per quanto riguarda la linea politica i DEM sono davvero nel marasma. Tra l'entusiasmo sessantottino di Alexandra Ocasio Cortez, che prevede la fine del mondo in 12 anni se non si eliminano subito petrolio, gas naturale e carbone, e non si passa alla energia pulita sussidiata per tutti gli usi (case, fabbriche, uffici, agricoltura), e il moderatismo centrista di Schultz e Bloomberg che sono ovvi amici di Wall Street, si collocano le varieta' in demagogia proposte dalle senatrici Kamala Harris e Elizabeth Warren. La prima vuole copertura sanitaria e scuola gratis per tutti dall'asilo alla laurea. La seconda va oltre. Chiede pure una tassa sui patrimoni dei ricchi oltre all'aumento delle imposte sui redditi, e l'esproprio degli azionisti delle corporation attraverso l'assegnazione ai sindacati del 40% dei posti nei consigli di amministrazione. La sterzata a sinistra avviata da Obama (che era stato pero' timido e circospetto durante il primo mandato per poter essere confermato nel 2012) e accelerata poi dal senatore socialista Bernie Sanders durante le primarie contro Hillary nel 2016, ha insomma generato mostruosita' di programmi utopici da fare invidia ai 5 Stelle. Il senso disperato delle mosse di Schultz e Bloomberg, in attesa che nonno Biden si svegli e proclami “eccomi, sono qui”, e' di offrire una scialuppa liberal di ragionevolezza a un partito di militanti radicali che scoppiano di eccitazione per il declino di Trump e s'illudono di fare la rivoluzione in America. Ciechi davanti al ‘modello Venezuela' che sta mostrando al mondo dove si finisce quando si scherza con il socialismo. Glauco Maggi

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