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Giornata del ricordo, a New York si leggono in strada i nomi delle vittime italiane della Shoah

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Lunedi' 28 gennaio, e' stata celebrata la Giornata del Ricordo dell'Olocausto. Ci vado ogni anno da quando il Centro Primo Levi e il Consolato d'Italia a New York hanno deciso di tenerla, congiuntamente, sul marciapiede davanti alla sede diplomatica, in Park Avenue. E' un rito semplicissimo e denso di significato. Quattro microfoni sono piazzati, ognuno con il suo leggio, al portone d'ingresso del garage che viene tenuto aperto per molte ore. Tutto il tempo necessario, dalle 9 in poi, perche' i volontari che accolgono l'invito del console italiano Francesco Genuardi a partecipare alla cerimonia leggano l'intero elenco delle vittime italiane dei campi di concentramento. A turno, i convenuti prendono posto davanti ai libroni con i nomi, e li scandiscono mentre i passanti camminano, alcuni fermandosi per capire che manifestazione sia, chiedendo lumi o leggendo il grande manifesto appeso al muro, che forse e' troppo in alto e sfugge ai piu' frettolosi, il modo d'essere dei newyorkesi. E c'e' anche il frastuono del traffico – a tratti assordante per i taxi e i camion, le ambulanze e i pompieri - che scorre incessante. E' giusto cosi': il contesto urbano di tutti i giorni, la vita normale disattenta e indaffarata, diventa il simbolo dello sforzo che si deve fare, ripetitivo ostinato e doveroso, per farsi sentire, per ricordare cio' che e' stato l'antitesi del normale, l'Olocausto per annientare una razza, quindi una parte di noi come esseri umani. Ogni anno, alla manifestazione cresce la partecipazione ai microfoni, come volontari-lettori, di personaggi con un ruolo politico rappresentativo. All'edizione di quest'anno alcuni consolati di diversi paesi europei (Israele, Germania, Francia, Svizzera) o sono venuti per la prima volta o hanno alzato il livello della loro delegazione. Per la prima volta sono intervenuti il Commissario Capo della NYPD, James O`Neill, il Capo dei Vigili del Fuoco, Commissario Daniel Nigro, la Rappresentante Permanente italiana alle Nazioni Unite, ambasciatrice Mariangela Zappia, e il vice ministro italiano agli affari esteri, Emanuela Del Rio. E' stata quest'ultima ad aprire la lettura dei nomi, e l'ha intercalata a singhiozzi di emozione. Ex docente, ha anche raccontato, emozionata, una sua visita ad Auschwitz con un gruppo di studenti. Toccante, umana testimonianza. Un cinico potrebbe commentare “ecco, arrivano i politici e recitano la parte”. Ma se il cinismo e' di solito la prudente chiave di lettura da usare giudicando che cosa fa e che cosa dice un politico, per la Giornata della Memoria questo non puo', non deve valere. La condanna dell'Olocausto non e' un'azione politica comune. Non si puo' criticare lo sterminio degli ebrei, la vera notte della ragione dell'ultimo secolo, alla stessa stregua di chi da sinistra denuncia la politica dell' “America First” di Trump che combatte gli immigrati clandestini, o di chi condanna da destra il comunista Maduro che affama la sua stessa gente. Questa e' politica, anche quando tragiche possono essere le conseguenze. La Shoah e' altro, e contro quello scempio serve l'unita' delle persone di buona volonta'. Per questo e' importante che la mobilitazione per il Ricordo sia “non politica”, e tantomeno “non partitica”. E' motivo di speranza, quindi, aver visto leggere i nomi delle vittime del nazismo hitleriano, fianco a fianco, uomini e donne che rappresentano l'intero arco delle politiche e delle ideologie che su altre battaglie possono confrontarsi e scontrarsi. La viceministra italiana rappresenta il governo Conte, tra 5Stelle e Lega. Dei consoli, quello tedesco parla per Angela Merkel; quello israeliano per Netanyahu; quella francese per Emmanuel Macron. E il capo della NYPD e' agli ordini del filosocialista Bill de Blasio. Non e' un pateracchio, e' un'intesa tra esseri umani che devono saper distinguere tra la barbarie assoluta e la battaglia democratica tra le idee. Per questo bisogna applaudire la sfilata sul marciapiede davanti al nostro consolato di New York di tante persone con agende politiche diverse ma con un fine ultimo, piu' alto e comune. E per questo bisogna respingere come pericoloso e sbagliato ogni tentativo, e purtroppo la rete ne sta ospitando tanti in questi giorni, di fare della Giornata della Memoria un contenitore alla rinfusa di tutto quanto e' ritenuto politicamente corretto dalla sinistra di oggi. di Glauco Maggi

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