Rimbalzo o ripartenza? Cosa c'è dietro l'impennata del Dow Jones
Wall Street stava chiudendo il dicembre peggiore dalla Grande Depressione degli Anni 30, con il Russell 2000 (il paniere piu' ampio che comprende pure medie e piccole aziende) a guidare prima di Natale il crollo (-27%), seguito dal -23% del Nasdaq Composite (dominato dai tecnologici), dal -20% circa dello S&P500 (le 500 maggiori corporation) e dal -19% del Dow Jones (le 30 Blue Chips). I giornali avevano evocano i collassi epocali del 1929 e del 1987, e l'Orso attuale (un mercato viene definito “Orso” quando registra un calo del 20% ) rischiava di alimentare un ulteriore avvitamento al ribasso anche nelle prossime sedute. Poi, il 26 dicembre, il DOW e' risalito di mille punti ed e' impossibile stabilire se e' rimbalzo o ripartenza. Il panico, e l'entusiasmo, sono i peggiori consiglieri. Per affrontare con raziocinio il momento di eccezionale volatilita' e' bene che gli investitori esercitino due qualita' valide sempre, e tanto piu' ora: la freddezza di comportamento e lo sforzo di documentarsi sui dati economici. Pubblichiamo come contributo a riflettere prima di svendere i punti salienti dell'analisi riservata che Jason Trennert, fondatore e Ceo della societa' Strategas di New York, ha mandato oggi alla rete dei suoi clienti, prima della seduta del 26 dicembre. Da anni Trennert e il suo team, spesso protagonisti nelle tavole rotonde tra gli esperti tenute da Barron's e dal Wall Street Journal sulle prospettive dei mercati, offrono consulenza specialistica agli operatori istituzionali (banche, fondi, imprese) in America, Europa e Australia. Ecco che cosa ha scritto Trennert. In fondo, troverete la sua… confessione. “Bisogna sempre partire dai principi, cioe' rispondere alle domande classiche. Qual e' lo stato dell'economia USA? Quante chance ci sono di una recessione? Che cosa rappresentano i prezzi attuali di borsa? ECONOMIA REALE Anche se probablmente rallentera' nel 2019, l'economia USA e' l'invidia del mondo. La disoccupazione e' al 3,7%, record da quasi 50 anni; gli stipendi stanno crescendo del 3,1% su base annua mentre l'inflazione e' al 2,2%. In combinazione con i bassi prezzi della benzina, cio' e' un forte sostegno per la parte maggiore dell'economia USA, che sono le spese per i consumi. Le spese per investimenti non sono state cosi' forti nel secondo semestre del 2018 come molti avevano sperato, ma e' importante ricordare che i profitti aziendali chiudono l'anno con un aumento di oltre il 20%. La crescita sara' in rallentamento nel 2019, ma conta ricordare che il taglio delle tasse passato l'anno scorso e' un taglio dal lato dell'offerta e non uno stimolo keynesiano. Cio' significa che l'impatto durera' piu' a lungo rispetto a quello dato da una semplice ‘droga', come invece alcuni stanno prevedendo”. RECESSIONE Le recessioni normalmente partono quando la Federal Reserve stringe troppo il credito, o c'e' qualche errore politico (fiscale, regolamentare, commerciale), oppure per qualche causa esterna. La FED sta stringendo il credito, ma il tasso dei fondi della banca federale e' circa di soli 25 punti base (0,25%) ‘reali' (cioe' tenendo conto della inflazione). Nella vigilia dell'avvio delle ultime otto recessioni dal 1960 ad adesso, il tasso dei Fondi Federali ‘reali' non e' mai stato inferiore al 2%. Cosi', anche se i mercati stanno ‘dicendo' alla FED di fermarsi, la FED ha una lunga strada da percorrere prima di entrare in pieno nel territorio da ‘errore'. Il commercio e' ovviamente un problema e la economia globale sta rallentando. La Cina appare impegnata ad accelerare gli sforzi per stimolare la crescita. L'Europa rimane nel caos e come risultato sono scettico che la Banca Centrale Europea iniziera' davvero a stringere il credito. Il governo Trump segue da vicino il mercato azionario e credo sia fortemente incentivato a fare un accordo con la Cina. Vedremo. PREZZI DELLE AZIONI A WALL STREET Per quanto riguarda le quotazioni delle azioni il premio del rischio azionario – ossia il vantaggio del rendimento dei dividendi aziendali sul rendimento dei titoli del Tesoro USA – e' adesso sopra i 300 punti (il 3%). Nella mia stima, attualmente le azioni sono molto meno costose delle obbligazioni. L'esperto di borsa USA di Strategas, Chris Varrone, ha cominciato a notare livelli di ‘Orso' e di comportamento ‘da capitolazione' che sono normalmente associati con il bottom, o punto piu' basso, del mercato azionario USA. Naturalmente ci sono un sacco di cose di cui preoccuparsi - il ‘clima di dramma gestionale' alla Casa Bianca, il commercio internazionale e le tariffe, gli algoritmi dei computer dei gestori (che determinano in automatico gli acquisti e le vendite dei titoli), eccetera. E' sempre cosi', e al dunque ognuno deve scegliere basandosi sulle possibilita'. Per quel che vale”, ecco la sorprendente confessione finale di Trennert, “io ho iniziato a mettere dei miei soldi personali nelle azioni USA la scorsa settimana. E ne aggiungero' altri nelle prime tre settimane di gennaio”. di Glauco Maggi