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Stati Uniti, il crollo del tasso di fertilità: a quali terribili conseguenze va incontro il Paese

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Non ha l'attenzione che merita dalla politica, eppure il tasso di fertilita' che sta scendendo paurosamente in America avra' effetti futuri gravissimi sul benessere dei cittadini. Il welfare, ossia l'assistenza pubblica alla popolazione sotto l'aspetto sanitario e previdenziale, e' infatti il fattore di base del benessere, ed e' una funzione diretta del numero dei contribuenti. Meno persone ci sono a produrre ricchezza, e meno tasse arrivano in cassa per sostenere il mantenimento della Social Security e dei programmi della mutua pubblica, Medicare e Medicaid. La crisi della “mancanza di cicogne”, titolo dell'articolo sul tema pubblicato dal politologo Michael Barone sul New York Post del 22 dicembre, sta tutta nel seguente dato storico: nel 1957 negli Stati Uniti erano nati 4,3 milioni di bambini, nel 2017 sono calati a 3,85 milioni. Se sembra poco, e non lo e', basta pensare che nei sei decenni dal 1957 la popolazione americana e' quasi raddoppiata. Il tasso di fertilita', decisivo per indicare se un paese aumenta o diminuisce nel numero dei suoi cittadini attraverso la classica riproduzione umana (ossia senza considerare quanti immigrano ed emigrano) e' oggi negli USA pari a 1,886 bambini nati per ogni donna. Ma siccome ci vogliono 2,1 bambini per ogni donna (il cosiddetto tasso di sostituzione), questo significa che l'America e' gia' finita da qualche tempo nella lista dei paesi in contrazione. Nella classifica mondiale e' al 135 posto, lontano dal primo paese, il Niger (con 7,153) e piu' vicino al 200esimo, Taiwan, con 1,218. I primi 29 paesi della lista sono tutti africani, e il 30esimo e' l'Afghanistan, con 4,412. Tra tutti quelli davanti agli USA, ci sono, tra gli altri, il Messico, 107esimo con 2,136 bambini per donna, la Libia (101esima con 2,208), l'India (94esima con 2,303), Israele (62esimo con 2,920). Alle spalle degli USA, tra gli altri, ci sono la Russia (151esima con 1,751), la Cina (164esima con 1,635), l'Italia (178esima con 1,491) e il Giappone (178esimo con 1,478). Gli esempi citati mostrano che non e' certo una graduatoria di merito: il tasso di fertilita' in ogni nazione, e il numero assoluto di nati in loco e di residenti, sono la combinazione di fattori diversissimi, culturali, religiosi, politici. In Africa le alte nascite sono spesso sinonimo di poverta', ignoranza nella prevenzione, bigottismo religioso. Il freno delle nascite in Cina o India e' un trend influenzato da diktat e campagne governative. Il movimento di emancipazione femminile e di liberazione sessuale ha portato all'innalzamento dell'eta' dei matrimoni e della scelta di diventare genitori in generale in tutto l'Occidente, soprattutto negli Usa (dove la punta e' stata negli Anni 70), e in Europa (dove Italia e Spagna sono meno fertili della Francia, che ha una percentuale maggiore di islamici). Secondo il libro “Declinante fertilita' in America” di Lyman Stone (ricercatrice dell'American Enterprise Institute e dell'Istitito per gli Studi sulla Famiglia), il tracollo delle maternita' ha un colpevole preciso nei prestiti assunti dagli studenti per fare il college, un fenomeno che era inesistente 60 anni fa. “Il costo in aumento per ripagare i debiti universitari che grava sui giovani adulti”, secondo Stone, e' la prima di 3 cause che tengono lontane le cicogne. Le altre due sono “la decrescente percentuale di giovani adulti che diventano proprietari di casa, a causa degli alti prezzi immobiliari e, appunto, ai debiti del college da ripagare”; e “l'aumento del numero di anni spesi frequentando attivamente istituzioni scolastiche e di formazione, il che tende a ridurre drammaticamente il tasso delle nascite”. “I matrimoni ritardati nel tempo”, scrive Stone” hanno rimodellato la composizione della coppia, e cio' spiega largamente i cambiamenti nella fertilita' americana degli ultimi 10 o 20 anni”. I politici, nel Congresso e alla Casa Bianca, non stanno considerando la questione del declino con la dovuta determinazione. Gli Uffici del Budget Congressuale e gli attuari dell'Agenzia di governo responsabile del Medicare, secondo Stone, “non hanno neppure pubblicato gli scenari (stress test) sulla fertilita' di lungo termine a 1,5 o a 1,6”, cioe' appena sotto al tasso attuale. Negli Usa, e negli altri paesi “avanzati”, c'e' piu' ossessione sull'aumento ipotetico di un grado di temperatura del pianeta tra 100 anni che non sul calo reale dei bambini. di Glauco Maggi

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