Trump, il successo delle sue politiche economiche: arriva il fiore all'occhiello...internazionale
A Trump mancava il fiore all'occhiello internazionale per poter rivendicare il pieno successo della sua politica economica pro America? Eccolo. Il World Economic Forum ha pubblicato oggi la classifica 2018 delle “Economie piu' competitive”, e per la prima volta nel decennio gli USA sono balzati al primo posto, grazie alla forte crescita economica. L'ultimo anno in cui l'America era stata in cima al mondo era stato il 2008. Gli USA di Trump, nel rapporto annuale che monitora 140 paesi, sono davanti a Singapore, Germania, Svizzera, Giappone, Olanda, Hong Kong, Gran Bretagna, Svezia e Danimarca. “La ripresa economica e' bene in corsa, con l'economia globale proiettata a crescere per circa il 4% nel 2018 e nel 2019”, scrive il WEF, l'organizzazione famosa per il Convegno tra i potenti del mondo che si tiene ogni inverno a Davos, in Svizzera. Il Global Competitiveness Report ha stilato la sua classifica sulla base di 98 indicatori che misurano gli investimenti nel business e la produttivita'. Questi indicatori sono suddivisi in una dozzina di fattori che “trainano” la produttivita', tra cui la qualita' delle istituzioni nazionali, l'uso sapiente delle tecnologie, le infrastrutture, il sistema educativo, la dimensione del mercato e l'innovazione. Gli autori del Rapporto sostengono che a livello globale “la ripresa resta vulnerabile in quanto esposta a una serie di possibili rischi e shocks”, e citano il pericolo di una guerra commerciale tra gli USA e la Cina. Al momento, comunque, i 250 miliardi di dollari di dazi che Trump ha imposto alle importazioni cinesi, e la risposta di Pechino che ha messo tariffe su 110 milioni di merci esportate dall'America in Cina, non hanno inciso in misura apprezzabile sul trend mondiale. Quanto alle altre minacce di guerra al libero scambio, peraltro, Trump ha gia' raggiunto l'accordo con Messico e Canada per una nuova Nafta, ed e' di ieri la notizia, formalizzata con una lettera al Congresso, che l'amministrazione americana ha avviato nuove trattative con la UE, la Gran Bretagna e il Giappone per concludere intese separate che scongiurino l'introduzione di dazi reciproci. Mentre le misure che hanno impatto praticamente immediato sulla crescita economica (i tagli fiscali di fine 2017 e le deregolamentazioni del primo biennio di Trump) possono essere prese dai governi e dai parlamenti con relativa prontezza, in altri campi, di natura sociale e che richiedono politiche di medio termine per incidere, l'America e' ancora dietro e ha ancora ampi spazi di miglioramento. Nell'indipendenza della magistratura e nei livelli di corruzione gli Usa, per esempio, sono ancora fuori dai primi dieci. Il primo posto nel Rapporto del WEF non e' il solo successo di giornata per Trump. A proposito di crescita economica interna, infatti, il ministero del Lavoro USA ha reso noti, oggi, i dati sui posti di lavoro disponibili offerti dalle imprese. Per la prima volta di sempre hanno superato i 7 milioni (7milioni e 136mila), numero che e' piu' alto, per 902mila unita', dei disoccupati che cercano attivamente un impiego. Prima del marzo 2018, non era mai successo nei 17 anni da quando si riporta questo dato che le offerte di lavoro superassero i senza lavoro. Da aprile in poi il gap e' sempre aumentato e ha toccato a fine agosto il record succitato. Rispetto all'agosto 2017, le offerte di posti da parte degli imprenditori grandi e piccoli sono cresciute del 18%, oltre un milione in numero assoluto. “I datori stanno ancora cercando di aggiungere dipendenti, e il bacino delle potenziali assunzioni continua a restringersi”, ha commentato Nick Bunker, economista del sito di reclutamenti Indeed.com. “Gli imprenditori devono competere gli uni contro gli altri per riempire i posti vacanti, che e' una situazione gradita e favorevole per chi cerca lavoro”. di Glauco Maggi