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Dazi, la mossa di Donald Trump: anche Wall Street fa i complimenti al presidente

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Perfino il Wall Street Journal, acerrimo critico delle tariffe di Trump, ha fatto i complimenti al presidente per l'annuncio di ieri alla Casa Bianca dopo l'incontro con il presidente della Commissione Europea Jean-Claud Juncker. “Qualche buona notizia dal commercio”, e' il titolo del commento della Bibbia del libero commercio e dell'anti-protezionismo. Le due parti hanno concordato una tregua ai dazi reciproci in vigore, o annunciati, senza scadenza, cioe' per tutto il tempo che dureranno le trattative verso un accordo complessivo che elimini le barriere. Trump ha fatto un passo indietro sulle tariffe del 25% alle auto europee importate negli USA, e la UE si e' impegnata a comprare piu' gas naturale dall'America, che prevede, entro il 2020, di triplicare la sua capacita' produttiva di questa fonte di energia e di moltiplicare i terminal per l'esportazione globale di gas liquefatto via mare. La notizia dell'intesa sul gas tra Washington e Bruxelles e' particolarmente bruciante per la Russia. Trump ha pure ottenuto un impegno europeo ad acquistare molta piu' soia dagli Stati Uniti, e questa notizia fa invece male alla Cina, che aveva imposto controtariffe a Trump su questo prodotto per colpire gli agricoltori americani, elettorato vicino a Donald. Se questi due punti hanno l'ovvia valenza politica, da parte di Trump, di premere su Putin e sul presidente cinese Xi mostrando che America ed Europa stanno ritrovando un naturale riallineamento, l'obiettivo finale condiviso ed esposto dal presidente americano e' ancora piu' ambizioso e strategico: “Zero tariffe, zero barriere non tariffarie, zero sussidi su prodotti industriali ‘non automobilistici' '. L'offerta fatta all'Europa da Trump durante il G7 di giugno non era una battuta, dunque, ed anche se non sara' semplice implementarla l'Europa si e' detta disposta a prenderla sul serio. Bollato come un protezionista folle che stava frenando la crescita USA e portando l'ordine commerciale mondiale alla rovina, Trump vestirebbe dunque oggi i panni dell'estremista pro libero mercato. Ma Donald e' la negazione vivente del governante che si mette una maglia ideologica. Non sa che cosa sono le teorie a prescindere, e ha la stella polare dell'interesse dell'America. Soltanto la lente dell' ‘America First' riesce a far vedere quali sono i suoi obiettivi reali. Trump sa benissimo che i liberi scambi sono un bene per lo sviluppo delle economie, e a conclusione del meeting con Juncker ha detto che l'intesa sara' un vantaggio per tutti. “Ora siamo in una fase di stretta amicizia, di forti relazioni commerciali con le quali entrambi vinciamo”, ha detto, soddisfatto di aver ottenuto concessioni che sarebbero state impensabili con Obama, o con Hillary. L'aspetto politicamente piu' importante dell'accordo con la UE sta nella parte del comunicato congiunto in cui i due leader hanno promesso di cooperare nella riforma delle regole del commercio internazionale “per risolvere i casi di pratiche scorrette, compresi i furti di proprieta' intellettuale, i trasferimenti forzati di tecnologia, i sussidi industriali, le distorsioni create da imprese controllate dallo stato, e la sovrapproduzione”. Sono tutte accuse che gli USA muovono da tempo alla Cina, e su cui Trump incassa l'ok della UE, che pure ha di questi problemi con Pechino e che puo' essere un utile alleato alla Organizzazione del Commercio Mondiale (WTO). L'esito indubbiamente positivo della missione di Juncker puo' sorprendere chi non da' credito a Trump di avere una strategia chiara. Anzi chi pensa che sia uno squilibrato inaffidabile che salta di sfida in sfida senza avere un piano. Invece c'e', ed e' di una semplicita' disarmante, che spiazza i sofisticati cultori dell'arte diplomatica formale. “Io difendo gli interessi USA, gli altri difendono i loro. Io chiedo reciprocita' di trattamento e respingo tutti gli accordi precedenti che ritengo punitivi degli USA. Parliamone, o faccio di testa mia”. Puo' non avere sempre ragione su tutto, ma spesso ha ragioni serie. Soprattutto, sa di avere in mano il jolly di rappresentare l'America, la sola superpotenza, e lo gioca spregiudicatamente. di Glauco Maggi

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