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Democratici da ridere: ecco il candidato presidente numero 37

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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E con lui siamo a 37! Eric Holder, l'ex ministro della Giustizia di Obama, sta dicendo a destra e a manca, tv e giornali, che sta ‘considerando se correre da presidente nel 2020'. Quando un navigato politico ed ex ministro dice cosi', significa che l'intenzione di presentarsi e' gia' presa. Difficile sapere se con Holder la squadra Democratica pronta alle primarie e' al completo, pero', perche' l'occasione di fronteggiare un presidente in carica che ‘gode' della peggior stampa possibile e che nella media dei sondaggi RCP e' oggi sotto il 42% di favorevoli, passa davanti solo una volta nella vita a chi ha ambizioni di Casa Bianca. E' quello che hanno gia' pensato, prima di Holder, 36 altri aspiranti, che avevo elencato in un precedente articolo del 13 febbraio 2018. Holder, pero', e' diverso da tutti gli altri. Nessun candidato vanta nel curriculum un voto di “disprezzo” da parte della Camera dei deputati per essersi pervicacemente rifiutato di consegnare alle commissioni congressuali i documenti interni al ministero relativi allo scandalo passato alla storia come “Fast and Furious”. Agenti del dipartimento fecero avere, segretamente, molte armi a diversi “pesci piccoli” delle gang di trafficanti di droga messicani pensando di poterli “seguire” e risalire ai boss: il risultato fu che le armi furono usate dai trafficanti per ammazzare civili e un poliziotto USA, e nessun capo fu catturato. Il voto di condanna di Holder, nel 2012, il primo della storia americana contro un ministro in carica, vide 255 si', compresi 17 Democratici, e solo 67 contrari. E un'altra risoluzione che dava il via libera alla Commissione camerale dei Supervisori delle attivita' governative ha avuto 258 a favore, compresi 21 DEM, e 95 contrari. Il ministro, insomma, fece di tutto per coprire le magagne del governo Obama, anche sfidando il Congresso alla faccia della trasparenza, fino a beccarsi una censura formale. La cosa non ebbe molto seguito mediatico perche' i media fecero un'opera egregia di insabbiamento. Gli addetti ai lavori politici, pero', si ricordano bene questo caso di “fedelta' estrema” alla causa di Obama da parte dell'allora suo ministro della Giustizia, e tra chi si ricorda c'e' l'attuale presidente. Tra l'ironia e l'invidia di non poter avere una tutela simile, Trump qualche tempo fa ha fatto a Holder questo complimento peloso: “Io non voglio fare un discorso di lealta', ma dico questo. Holder fece di tutto per proteggere Obama. Lo ha protetto interamente. Quando si guarda alle cose che hanno fatto, Holder protesse sempre il presidente. E io ho grande rispetto per questo, lo dico onestamente”. Trump, ovviamente, ha cosi' voluto polemizzare – e non e' la prima volta – con il proprio ministro della Giustizia, Jeff Sessions, additandogli quel modello eccellente, “protettivo”, che invece Sessions non ha mai seguito, a partire da quando si autoescluse, pochissimo tempo dopo essersi insidiato al Dipartimento della Giustizia, dalla guida della inchiesta del Russiagate. La mossa di Holder che di fatto ufficializzera' la discesa in campo sara' la sua presenza come oratore alla Colazione Annuale “Politics and Eggs” al Saint Anselm College e al New England Council, che si terra' in giugno in New Hampshire, stato chiave perche' vi si tengono le seconde primarie di entrambi i partiti, dopo i caucus in Iowa. Emergere in questi due appuntamenti e' partire con il piede gusto, e infatti tutti i candidati visitano assiduamente i due stati per farsi conoscere dagli attivisti locali. Holder ha fatto l'Attorney General di Barack tra il 2009 e il 2015, e adesso dirige un comitato, da lui creato, che e' impegnato nelle battaglie politiche legate, Stato per Stato, alle ridefinizioni periodiche dei Distretti elettorali (il National Democratic Redistricting Committee). Obama e Holder, amici stretti ed entrambi afro-americani, vogliono cementare la fedelta' dei neri ai DEM, e un argomento che hanno sempre usato a piene mani, Barack con la retorica dalla Casa Bianca e Holder quando promuoveva da Attorney le cause legali contro gli Stati rossi, e' l'accusa al GOP di “discriminazioni” tese a non far votare i neri. Solo che per “discriminazioni”, I DEM intendono le leggi votate da tanti parlamenti statali che richiedono ai votanti di presentarsi ai seggi con un documento di identita' con la fotografia. di Glauco Maggi

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