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Alla Casa Bianca arriva Larry Kudlow, l'uomo che taglia le tasse

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Per tutta la sua vita da economista, studioso ed operatore finanziario, Larry Kudlow e' stato un convinto propugnatore della crescita economica attraverso i tagli delle tasse, e adesso potra' continuare a mettere a frutto la sua filosofia dalla West Wing della Casa Bianca. Insieme con lo storico Brian Domitrovich, Kudlow aveva scritto nel 2016 un libro in cui lodava i tagli fiscali di J.F. Kennedy e di Ronald Reagan, nella cui prima amministrazione si era fatto le ossa agli inizi della carriera con la carica di direttore associato per l'economia e la pianificazione nell'Ufficio del Management e del Budget. Dopo essere stato un consigliere informale della campagna di Trump prima delle elezioni, Kudlow e' stato ora chiamato dal presidente a succedere a Gary Cohn nella posizione di capo consigliere economico e direttore del National Economic Council. Cohn si era dimesso la settimana scorsa in disaccordo con le tariffe imposte da Trump alle importazioni negli USA di acciaio e alluminio, ma anche Kudlow era stato critico della mossa del presidente. La sua assunzione non significa che il neo braccio destro del presidente abbia rinunciato ad opporsi in linea di principio al protezionismo. Come ha spiegato lui accettando la nomina, le tariffe possono essere uno strumento tattico per intavolare discussioni sui patti di scambio attualmente in vigore con i partner commerciali dell'America che, secondo Trump, sono ingiustamente penalizzanti. Specificamente, nel mirino c'e' la Cina, che in passato anche Kudlow aveva denunciato per le sue scorrettezze commerciali. Su questo punto di massima frizione, le tariffe sull'import, Kudlow ha ammorbidito le critiche dopo che Trump, correggendo la sua sparata iniziale, ha esentato il Canada e il Messico, e ha aperto la porta a calibrare le prossime misure protezioniste a seconda dell'andamento delle discussioni bilaterali con i partner. Lo stesso Trump, presentando Kudlow alla stampa, ha ammesso che le “divergenti opinioni” tra i due, sul “free trade”, esistono ma sono bene accette nella amministrazione e non sono motivo di rottura dell'intesa generale fra i due. Kudlow, secondo i suoi amici newyorkesi, “e' al 100 per cento in linea con Trump” nella battaglia economica degli USA contro la dominazione cinese, specialmente in materia di “furto delle proprieta' intellettuali” e di “forzato trasferimento della tecnologia USA” alle aziende cinesi come ricatto agli affari commerciali bilaterali. Di famiglia ebrea, nato nel New Jersey 70 anni fa, Kudlow si e' laureato in storia alla University di Rochester (New York) prima di studiare politica ed economia a Princeton, senza completare pero' il master. Poco piu' che ventenne, amico di Bill Clinton che allora studiava a Yale, prese parte alla campagna del senatore Democratico del Connecticut Joseph Duffey, attivo nell'opposizione alla guerra del Vietnam. Con Trump, che divenne celebre per la conduzione del programma della NBC “The apprentice” (L'apprendista), Kudlow condivide un'estesa esperienza televisiva e una familiarita' newyorkese di lunga data: a tutt'oggi, prima di volare a Washington, e' stato l'ospite e il commentatore di grido di “The Kudlow Report”, programma di finanza della CNBC. Kudlow era sempre stato un difensore della immigrazione aperta, fino a quando, nel 2015, gli attentati terroristici di San Bernardino (California) e Parigi gli hanno fatto cambiare idea. In un articolo, scrisse che gli USA “dovevano sigillare le frontiere” e sospendere tutti i visti e le politiche immigratorie per dare tempo alle autorita' di rendere il sistema piu' sicuro. Un Trump ante litteram sotto questo aspetto, insomma. di Glauco Maggi

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