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Russiagate, la grande menzogna? Il rapporto: ecco cosa hanno "scoperto"

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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La Commissione bipartisan dei Servizi di Intelligence della Camera non ha trovato alcuna prova del Russiagate, il cosiddetto complotto tra la campagna di Trump e i russi. La maggioranza repubblicana della Commissione e' stata chiarissima: “Non abbiamo trovato prova di collusione, coordinamento, o cospirazione tra la campagna di Trump e i Russi e non penso che neppure il Procuratore Speciale Robert Mueller trovera' alcunche'”, ha detto il deputato texano repubblicano Mike Conaway, che ha guidato la investigazione bipartisan. Nella sua comunicazione ufficiale la Commissione ha detto di aver completato una bozza di rapporto di 150 pagine con oltre 600 citazioni. Ieri il testo e' stato fatto avere alla minoranza democratica della Commissione, per eventuali revisioni e commenti. Una volta adottato nella sua versione finale, sara' reso pubblico dopo le opportune censure per motivi di sicurezza nazionale. Nella bozza del GOP resa nota sono elencati i temi principali dell'inchiesta e le scoperte iniziali. I quattro punti analizzati sono stati i seguenti: *Le attivita' russe a danno delle elezioni americane del 2016 e degli alleati. *La risposta del governo USA a tali attacchi. *I legami dei russi con le campagne di Trump e della Clinton. *Le presunte fughe di notizie su informazioni classificate. Ed ecco, in sommario, le principali tra le oltre 40 scoperte dei deputati-investigatori: *Una pratica di attacchi russi contro gli alleati europei dell'America. *Gli attacchi digitali russi contro le istituzioni americane nel 2015-2016 e il loro utilizzo dei social media per seminare discordia. *Una risposta (del governo Obama NDR) alle attive iniziative dei russi prima delle elezioni scarsa in determinazione e poco brillante. *Accordo della Commissione con i giudizi contenuti nella dichiarazione formale della comunita' dell'Intelligence, fatta eccezione sulla presunta preferenza di Putin per il candidato Trump. *Non abbiamo trovato prova di collusione, coordinamento, o cospirazione tra la campagna di Trump e i Russi. *Come la ricerca anti-Trump ha trovato la sua strada dalle fonti Russe alla campagna di Clinton. *I problematici contatti tra gli ufficiali di alto livello della Comunita' dell'Intelligence e i media. Non solo la Commissione esclude il Russiagate trumpiano, insomma, ma ufficializza al suo posto una ipotesi di Russiagate clintoniano, sulla base del famigerato rapporto pagato dalla campagna di Hillary e affidato alla spia inglese che lo ha scritto usando “disinformazioni” di origini russe. E' una notizia, mi pare, non una fake news. Ma siccome non e' piaciuta ai giornalisti delle maggiori TV del mainstream, tutte filo Democratiche, gli spettatori dei loro notiziari serali, i piu' diffusi per l'orario e perche' strasmessi da reti generaliste non via cavo, non l'hanno saputo per niente, o quasi. Dopo che per oltre un anno, per ore e ore ogni giorno, Adam Schiff, il deputato a capo della delegazione di minoranza dei Democratici della Commissione, e' apparso sugli schermi diventando una “star” della Resistenza come guerrigliero anti Trump & Russiagate, il programma “Nightly News” serale della NBC non ha neppure menzionato la conclusione della inchiesta da parte della Commissione, “Evening News” della CBS vi ha dedicato 31 secondi, e “World News Tonight” della ABC 27. Il Media Research Center, che monitora l'operato dei network per documentare la completezza dei loro servizi, confrontera' ora i 58 secondi riservati complessivamente dai 3 media piu' blasonati al rapporto conclusivo firmato dalla maggioranza repubblicana, con il trattamento che ricevera' la relazione annunciata dalla minoranza democratica. E' scontato che i DEM non accetteranno mai di ammettere che Trump non ha colluso con la Russia, anche se non hanno trovato alcun fatto o alcuna testimonianza che lo provi, ma e' ancora piu' scontato che i giornalisti liberal terranno loro bordone, e offriranno uno spazio moltiplicato per N volte, comunque, alla tesi colpevolista. Da notare che anche la parallela indagine “indipendente” del Procuratore Speciale Robert Mueller non ha evidenziato uno straccio di complotto tra Trump e il Kremlino, malgrado lavori da oltre un anno, abbia incriminato tre o quattro ex aiutanti di Trump per crimini vari, alcuni precedenti di anni alla discesa in campo di Donald, e impieghi un lotto di avvocati notoriamente amici di Hillary, quasi tutti finanziatori del partito DEM. E' ovvio che se tra le carte di Mueller ci fosse una pistola fumante, o anche una piccola cartuccia bagnata ma utile a tenere viva la fiammella del Russiagate, il New York Times o il Washington Post, o uno dei 3 network militanti, avrebbero avuto la soffiata e fatto lo “scoop”. Quello che l'America deve aspettarsi dal futuro del Russiagate, e' che non sara' mai sepolto. Non lo dico io, lo ha garantito lo stesso Shiff: “Nei prossimi mesi nuove informazioni continueranno ad essere esposte grazie al giornalismo intraprendente, alle incriminazioni del Procuratore Speciale, o al continuo lavoro investigativo dei Democratici del Comitato o delle nostre controparti in Senato”. L'obiettivo concreto politico dei DEM e' arrivare al voto di novembre con l'inchiesta sul Russiagate ancora in piedi, per avere un argomento legale che mini il GOP e gli faccia perdere il controllo del Congresso. Per il popolo di sinistra, in ogni caso, e' gia' tutto chiaro, e irreversibile. Chiedete in giro tra i liberal DOC, e trovatene uno che non sostenga che George Bush ha rubato la presidenza nel 2000. Anche se svariati riconteggi in Florida, pagati da consorzi di giornali antirepubblicani, si sono svolti per anni dopo che Bush era gia' alla Casa Bianca, e hanno sempre dato lo stesso esito fattuale, cioe' che Al Gore aveva preso meno voti. di Glauco Maggi

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